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INVIATO CITTADINO Via Francesco Innamorati, fervono i lavori per la (ri)costruzione del collegio Adisu

Il cantiere è operativo. Sono state conferite tonnellate di tondino di ferro e gabbie prefabbricate, così come arrivano continuamente betoniere colossali per il travaso del cemento

Fervono i lavori per la (ri)costruzione del blocco collegio Adisu di via Francesco Innamorati.

Dopo la demolizione, da noi minutamente rendicontata, si passa alla ricostruzione partendo ab imis. 

INVIATO CITTADINO Collegio Adisu, edificio demolito: resta solo la rimozione dei detriti

Naturalmente, ribadiamo l’informazione già data ai lettori. Ossia che la nuova costruzione avrà le stesse identiche caratteristiche di quella demolita, in termini d’ingombro. 

Studentato Adisu. L’edificio risorgerà, più sicuro e più bello

Ma ciò che cambia è l’assoluta sicurezza, visto che è stata proprio la precarietà del precedente edificio a decretarne l’inevitabile demolizione.

Intanto si procede a colpi di escavazione. Si realizzano infatti i pozzi all’interno dei quali si posizionano le gabbie e si inietta cemento liquido. 

FOTO - Fervono i lavori per la (ri)costruzione del blocco collegio Adisu di via Francesco Innamorati


(foto esclusive Sandro Allegrini)

Gli scatti in pagina (realizzati da un luogo privilegiato di osservazione al quale abbiamo avuto possibilità di accedere, in presenza del proprietario e con la presenza di un autorevole testimone) mostrano che ci si muove in un autentico acquitrino.

La rilevante quantità di acqua che giace nel sottosuolo riemerge prepotentemente appena trova una via di sfogo. Si dice sia quella che popolarmente viene definita come proveniente dalla “Fonte del Lupo”.

Qui, a valle di via Innamorati, si forma una sacca davvero consistente. Tanto che un residente di prossimità, già titolare della superficie in cui (ri)sorgerà l’edificio, asserisce che, quando in zona c’erano gli orti, venivano innaffiati con le acque del sottosuolo. Bastava ficcare giù un tubo e si creava un pozzo artesiano, tale da colmare una cisterna cui si attingeva come se il prezioso liquido fosse veramente senza fine.

La “scellerata” (così la definisce l’ex proprietaria) decisione della vendita al rettore Giuseppe Rufo Ermini comportò l’edificazione dell’edificio che toglie all’appartamento aria, luce e skyline. Ma così stanno le cose e le conseguenze delle scelte vanno sopportate.

Il cantiere è operativo. Sono state conferite tonnellate di tondino di ferro e gabbie prefabbricate, così come arrivano continuamente betoniere colossali per il travaso del cemento.

Un via vai, un polverone e un rumore che, a detta dei residenti, spesso eccede i previsti limiti orari (limitando il diritto al riposo delle persone). Questo lamentano, ma è questione sulla quale dovranno pronunciarsi le autorità alle quali è stata segnalata la circostanza.

Per quanto attiene all’accessibilità, essa avviene attraverso la via Astorre Lupattelli, che interseca via Francesco Innamorati.

Le scalette che costituivano la strada sono state completamente incementate per consentire il passaggio da sopra (foto).

Da via Elce di Sotto era infatti impossibile accedere, dato che l’antica Porta è troppo angusta per consentire il passaggio dei mezzi ingombranti.

Così le scalette sono state annegate nel cemento e sono diventate strada di cantiere. La scalinata verrà completamente rifatta al termine dei lavori, che dovrebbero protrarsi per non meno di un paio d’anni (sempre che non sopravvengano imprevisti).

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