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Giovedì, 18 Aprile 2024
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Chiuse le fontane storiche della città, provvedimento legato alla stagione più fredda

È ormai consuetudine compiere questa operazione, legata al timore di possibili danni dovuti alla formazione di ghiaccio

Chiuse (opportunamente) le fontane storiche della città. Il provvedimento legato alla stagione più fredda. È ormai consuetudine compiere questa operazione, comprensibilmente legata al timore di possibili danni dovuti alla formazione di ghiaccio. Il cui effetto, connesso alla dilatazione termica, arrecherebbe danni consistenti ai materiali lapidei.

Non è la prima volta che accade. Com’è noto, l’aumento di volume legato al passaggio dell’acqua dallo stato liquido a quello solido comporta distacchi e danni rilevanti. Costringendo, poi, a spendere per l’intervento dei restauratori cui spetta l’onere di risarcire le parti staccate o ammalorate. Abbiamo verificato di persona l’imponente lavoro compiuto da Adamo Scaleggi, quando si trattò di porre mano al restauro della Fonte Tezia, ai piedi del torrione di sinistra dell’Arco Etrusco.

Fontane pubbliche senza acqua per il freddo

Le fontane dell’acropoli sono dunque tutte a secco. Così la Fontana di Piazza e quella in via delle Volte, molto fotografata in ragione del suo eccellente inserimento sotto gli arconi di controspinta del palazzo di Braccio, detto “palazzo abrugiato” (bruciato) a causa dell’incendio che lo distrusse. La Fontana è figlia dell’eclettismo di Pietro Angelini, che la progettò nel 1928, in piena epoca fascista, tanto che se ne scorge ancora il simbolo dei fasci, sebbene scalpellati per rimozione, in nome di una “damnatio memoriae” antistorica e ispirata al peggior ideologismo.

“Spenta” anche la Fonte Tezia, così chiamata poiché fu fatta costruire dal conte Girolamo Tezii nel 1621. L’Inviato Cittadino coglie l’occasione per rispondere a un quesito pervenuto da diversi lettori. I quali chiedono ragione delle due clave, poste in testa ai colonnini che sostengono il “tempietto”.

Rimuoviamo l’equivoco di chi ci vede un inesistente e improprio riferimento ad Ercolano (Hercules-clava). Si tratta semplicemente di uno dei simboli del rione di Porta Sant’Angelo. I cui abitanti erano, un tempo, estremamente rissosi e conflittuali. Tanto da aggiungere, ai colpi di robusti cazzotti, anche quelli più dolorosi inferti… con un nodoso bastone.

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