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Santa Maria Nuova: depredata di opere d'arte, ieri come oggi

“L’anno 1822 Giuseppe Carattoli fece questa copia dalla Pala dipinta da Pietro Perugino per questa chiesa donde ne fu tolta e portata in terra straniera"

“L’anno 1822 Giuseppe Carattoli fece questa copia dalla Pala dipinta da Pietro Perugino per questa chiesa donde ne fu tolta e portata in terra straniera”. A parte la forma imperfetta (un “ne” di troppo), la scritta dice il vero. I soliti francesi, il solito Napoleone, predatore di opere d’arte mai più restituite. Opere spesso confluite nel mercato parallelo o, per meglio dire, semi-criminale. Basti pensare a quel museo eccezionale che era San Francesco al Prato, spogliato di tutto.

È un vero scandalo e non riguarda solo quest’opera del Perugino, asportata dalla chiesa fra via del Roscetto e via Pinturicchio. Basti pensare (restando in cattedrale) alla Cappella del Santo Anello dove un’altra opera originale del Perugino fu sostituita da “Lo sposalizio della Vergine” di Jean Baptiste Wicar (incomparabilmente inferiore) che fece questo “dono” per togliersi un peso dalla coscienza. Ammesso che coscienza abbia avuto.

La tela di Jean-Baptiste Wicar ebbe il compito di sostituire, nell’altare ormai spoglio (1825), il dipinto di Pietro Perugino che lo stesso Wicar aveva contribuito a sottrarre alla cattedrale di Perugia. E il bello (anzi il brutto) fu che l’opera era stata segnalata come eccellente proprio da “La descrizione di Perugia” del nostro Serafino Siepi.

Come sia, anche Santa Maria Nuova fu depredata di un altro Perugino. Così torniamo al punto iniziale. In questo caso, si parla dell’opera, nota come Madonna di Loreto o “Madonna tra i santi Girolamo e Francesco”, databile al 1597 e conservata nel Victoria and Albert Museum di Londra. Ne resta, smembrata, solo una predella, oggi nella nostra Galleria Nazionale dell’Umbria.

Vale la pena di raccontare l’aneddoto di quando Napoleone, in visita a una Galleria italiana per depredarla, chiese all’irritatissimo direttore: “È vero che tutti gli italiani sono ladri?”. “Tutti no – rispose quel direttore – ma bona… parte sì”, con evidente allusione al cognome dell’arrogante condottiero corso.

Quanto a Santa Maria Nuova, abbiamo già parlato, noi di Perugia Today, della tela dell’Appiani portata in cattedrale (non secoli fa, ma ai nostri giorni!) e non restituita, malgrado le sollecitazioni dei fedeli della Pesa. Si tratta, ricordiamolo, del dipinto raffigurante “Madonna in gloria, con S. Giovanni Battista, S. Filippo Neri e S. Filippo Benizi”.

Per non entrare nella questione degli altari che, durante gli ultimi restauri (con la chiesa accessibile) furono spogliati di putti e stemmi, soprattutto in legno, letteralmente strappati e barbaramente asportati. È proprio il caso di dire che “non c’è più religione”. Se religione c’è mai c’è stata. Mentre c’è purtroppo da rilevare che resta incrollabile il culto di Mammona e del “dio Denaro”, con opere d’arte andate sempre “a ruba”.

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