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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Confessione e Coronavirus, tra smartphone e assoluzione generale: come cambia l'approccio al sacramento

I punti fermi della Conferenza episcopale italiana e le esperienze "sul campo" di alcuni sacerdoti di Perugia

Don Alessandro Scarda, parroco di San Barnaba a Perugia ricorda che “il sacramento della confessione vive più di un problema. Intanto mi sembra che ormai da molto tempo ‘l'affezione’ o ‘la devozione’ (sto usando tutti termini impropri, ma di facile comprensione) per l'Eucarestia non vada di pari passo con il desiderio di riconciliarci con Dio”.

Per il sacerdote “per troppi ci si può comunicare ogni volta che si va alla messa e confessarsi due o tre volte l'anno, con un inevitabile danno per la nostra coscienza che fa più fatica a discernere il male che ho fatto e il bene che avrei dovuto fare e invece ha omesso. Per cui alla timidezza o alla vergogna si aggiunge anche un po' il delirio dell'innocenza!”.

Il Covid-19 “ha influito maggiormente su ciò che già ci sembrava poco importante con le conseguenze che si possono immaginare. Ovviamente questo colpisce in misura maggiore le persone che vivono una fede più fragile e meno fondata”.

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