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La Cgil contro i manifesti anti-aborto a Perugia: "Non devono stare in strada, rimuoveteli subito"

Il sindacato rosso contro il Popolo della Famiglia: "E' un attacco alla legge e alle donne"

Divampa (di nuovo) la polemica sui manifesti anti-aborto a Perugia. La Cgil, con una nota ufficiale, carica a testa bassa: "In varie vie della città di Perugia sono apparsi dei cartelloni pubblicitari dei cattolici integralisti di ‘ rovita' che, con subdola mistificazione, aggrediscono una legge dello Stato, la 194. È un attacco non solo alla legge, ma sopratutto alla libertà delle donne di scegliere. Scegliere se evitare una gravidanza indesiderata, scegliere di seguirla in modo appropriato, scegliere dove partorire o dove interrompere la gestazione”. Parole di Vanda Scarpelli (della segreteria Cgil di Perugia) e Elvia Ricci (coordinamento donne Spi Cgil).  E ancora: "La 194, a 40 anni dalla sua promulgazione, non ha mai smesso di essere attaccata e progressivamente svuotata dal crescente numero di medici obiettori di coscienza, che anche in Umbria raggiungono percentuali molto significative - continuano Scarpelli e Ricci - Ma le leggi vanno applicate e lo Stato, in tutte le sue articolazioni, deve essere garante del diritto delle donne di scegliere liberamente di diventare madri. Anche le sentenze vanno rispettate - insistono le due sindacaliste Cgil - il Consiglio d’Europa, due volte (nel 2014 e nel 2016), ha accertato la violazione del diritto alla salute delle donne, a seguito dei reclami di Cgil e Laiga, accolti entrambi con la condanna dell’Italia. E anche il comitato dei diritti umani dell'Onu ha denunciato il nostro Paese per l'elevato numero di medici che si rifiutano di praticare l' interruzione di gravidanza".

La Cgil chiede pertanto al Comune di Perugia di "rimuovere immediatamente”, come avvenuto già in altre città, i cartelloni affissi negli spazi comunali da “Provita”, mentre alla Regione dell'Umbria rinnova le richieste già da tempo fatte: una rivalorizzazione del ruolo dei consultori con uno specifico adeguamento del personale e della strumentazione; la possibilità di accedere gratuitamente alla contraccezione almeno per alcune fasce della popolazione; la possibilità di praticare l'aborto medico (RU486) in tutta la Regione dell’Umbria; l'assunzione di medici e operatori sanitari non obiettori in modo da garantire l'applicazione della legge 194 in maniera omogenea in tutto il territorio .
"Ricordiamo che la legge 194 è il frutto di azioni e iniziative del movimento delle donne che ancora aspettano risposte concrete”, concludono Scarpelli e Ricci.

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