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Il centro storico perde pezzi: Franco Pignattini, storico barbiere, chiude bottega

Il Borgo d’Oro adesso resta senza tonsore. Aveva appreso il mestiere in via Fabretti, da Felice. Ora si dedicherà solo alla scultura

Chiude bottega Franco Pignattini, storico barbiere del Borgo d’Oro, rione che adesso resta senza… tonsore. Era conosciuto e amato, oltre che per bravura e simpatia, anche per il suo naturale talento di scultore che gli consentiva di ottenere vere opere d’arte partendo da un semplice pezzo di legno. Bastoni con impugnature di animali di ogni genere, ceppi d’olivo antropomorfi, presepi, ritratti.

Parlando di barbieria, racconta: “L'amore per questo lavoro è cominciato da piccolo quando utilizzavo come… cavia mio fratello”.

Come diventasti barbiere?

“Un giorno, passando con mio padre in via Fabretti, vedo un signore in camice bianco all’ingresso di un negozio di Barbiere. Si trattava del noto Felice, che inizialmente mi ha fatto da maestro”.

Qualche aneddoto?

“Ricordo che, quando passavano turisti o studenti, ripetevano la battuta ‘Beato lei che è Felice’, e lui stava allo scherzo”.

Prosegue.

“Il secondo anno andai dal barbiere Bruno, all’interno della Stazione ferroviaria di Fontivegge. Lì feci i primi shampoo e mi allenai facendo la barba al… palloncino”.

Che vuol dire?

“Per esercitarmi, insaponavo e radevo un palloncino... e gli scoppi furono tanti”.

Altre esperienze?

“Terzo passaggio da Gianfranco, in via Cortonese: un barbiere seguace di Diana, nel senso che pensava e parlava solo di caccia, che praticava al Pian di Massiano, allora piena campagna”.

Quindi?

“Venni a lavorare al Centro storico, in via Alessi, da Mario, l’élite della barbieria. Eravamo in sette lavoranti con due estetiste”.

Clienti importanti?

“Tra gli altri, il signor Lino Spagnoli. Quando veniva lui, si sospendeva l’attività e non si faceva altro coi clienti, per non disturbarlo. Ma lui ripagava con mance sostanziose per tutti”.

Quand’è che ti mettesti in proprio?

“Avevo 18 anni e dovevo fare il servizio militare. Ma ero decisamente contrario, in quanto convinto pacifista, e trovai una soluzione”

Quale?

“Andai come lavorante, in corso Garibaldi, da Luciano, barbiere con una lunga esperienza. Lui, oltre a lavorare alla Lungara (corso Garibaldi), era anche titolare della barbieria all’interno del Distretto militare. Così divenni il tonsore preferito del generale comandante e restai a servire lì”.

Quali i tuoi progressi?

“Ero un gran lavoratore e conoscevo il mestiere. Luciano mi propose di entrare come socio nelle due attività. Pur non avendo una lira, firmai un sacco di cambiali e, a soli 20 anni, mi ritrovai contitolare in ben due negozi”.

Come andò a finire.

“Dopo soli 4 anni, la società saltò e rilevai la quota restante. Sono rimasto al lavoro fino all’altroieri. Ora è tempo di riposarsi e dedicarsi solo alla scultura”.

Come saluterai i clienti?

“Farò una festa di saluto alla quale mi auguro sarà presente anche l’Inviato Cittadino”.

Caro Franco, impossibile mancare. E, magari, la racconteremo anche a chi non ci sarà.

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