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INVIATO CITTADINO Il cardinale Ravasi incanta ai Notari: ‘Mi sento perugino e amo l’arte del Perugino’

Una lezione che coniuga etica ed estetica

Il cardinale Ravasi incanta ai Notari. ‘Mi sento perugino e amo l’arte del Perugino’. Una lezione che coniuga etica ed estetica, spiritualità e cultura laica, teologia e storia dell’arte. In una dimensione di proficua interlocuzione fra le Scritture e gli artisti che ne hanno recepito e interpretato il senso. Fratelli nella ricerca del mistero e della trascendenza.

Breve e succoso il saluto di Ilaria Borletti Buitoni che sottolinea come sia necessario alzare gli occhi per cogliere l’intensità delle immagini del Perugino. 

L’assessore Leonardo Varasano ricorda il nesso fra i quattro “sensi” della Commedia, così come è possibile cogliere nell’arte la chiave di lettura letterale, allegorica, morale, anagogica. E offre al nuovo vescovo Ivan Maffeis il persuaso benvenuto nel cuore della Perugia civile. 

FOTO - Il cardinale Ravasi incanta ai Notari

(foto esclusive Sandro Allegrini)

L’incontro nel quadro delle iniziative per le celebrazioni del V anniversario della morte di Pietro Perugino e di Luca Signorelli (1523-2023).

Tema del succoso pomeriggio “L’arte e la scrittura. Modelli di esegesi artistica”. Il cardinale inizia col sottolineare la peruginità che gli deriva da un dialogo con la città, dipanatosi da qualche anno, anche in relazione al rapporto di amicizia e colleganza con Bassetti.

E, per entrare in medias res, parte proprio da un’esperienza personale, riferendo il proprio rapporto con la Sistina (“spazio architettonico severo”) in occasione del conclave (12-13 marzo 2013). Riferisce che, in quella dimensione ispirata a rituali medieval-rinascimentali, con la presenza di 116 cardinali, a lui era toccato un seggio da cui poteva osservare l’opera del Perugino “La consegna delle chiavi a Pietro” (1481). Eccolo il “legame che mi unisce a Perugino e a Perugia”. Ravasi riferisce di aver colto nell’opera l’elevato valore esegetico-teologico, con quelle chiavi enormi a simboleggiare il peso del Primato e il nesso che unisce cielo e terra. Perugino, insomma, ha intercettato in filigrana le trame che costituiscono la tessitura delle Scritture.

Ed eccoci all’importanza della storia dell’arte nell’afferrare il trascendente. E la citazione, non solo di teologi e autori cattolici, ma anche della pagina di autori “proibiti”, come Miller di cui si riporta la frase in cui lo scrittore statunitense esalta l’arte e la letteratura che “non servono a niente altro che, forse, a cogliere il senso della vita”. E scusate se è poco. Ma la diegesi e l’esemplificazione artistico-letteraria sono vastissime, specchio di una cultura, un’apertura mentale, uno studio delle fonti che non è comune intercettare in intellettuali di rango.

Poi Ravasi si cala in una raffinata declinazione di canoni o modelli sintetizzati in tre filoni: l’attualizzante, il degenerativo, il trasfigurativo.

Naturalmente, rimpolpando il tutto con esempi attinti dal mondo dell’arte figurativa, della letteratura, della musica. Perfino dal disordinato Mozart, non proprio un prototipo di santità.

Piena soddisfazione espressa dal vescovo ausiliare Marco Salvi, delegato per le celebrazioni in parola. Ricordando il significativo patrocinio del Dicastero della Santa Sede come riconoscimento importante per l’Archidiocesi, impegnata nella progettazione di mostre ed eventi culturali. Fra essi, l’interessante ciclo di conferenze. Delle quali questa del cardinal Ravasi costituisce una significativa anticipazione. Perugia apprezza e ringrazia.

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