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PERUGINERIE. Saluti... e auguri. Un 'Oh' laconico, poche smancerie. Forse colpa del territorio, non solo del carattere

PERUGINERIE. Un saluto laconico, poche smancerie. Forse colpa del territorio, non solo del carattere. Siamo fatti così.

Perugini scontrosi, burberi fino alla musoneria. È una vulgata che vede gli abitanti della Turrena come gente di poche parole, ossia “rust(e)ca”. Il che, probabilmente, era vero ieri più che oggi. Quando il mancato possesso di strumenti comunicativi adeguati, specie fra le classi subalterne, costituiva un sicuro impedimento a una loquela forbita, e dunque ad un dialogo scorrevole, come invece avviene – per dote naturale – fra i toscani.

Ma la vera ragione consisterebbe nel carattere rudemente appenninico della gente umbra, e in specie perugina.

Dice qualcuno: “Il perugino non dà confidenza… nemmeno nei giorni di festa”, ossia ‘sta ntól suo’, ‘n vòle tante nanne’, ‘n te saluta manco si ce sbatti l muso’ e, soprattutto, ‘è rustco del suo’.

Tesi suggestiva che collima con una riflessione che mi propose, anni fa, l’illustre dialettologo Giovanni Moretti.

Giovanni – che vedevo ogni giorno nell’Istituto di Filologia Romanza del professor Alessandro Francesco Ugolini – sosteneva che il saluto tipico dei perugini, laconico e telegrafico, si riduce a un misero “Oh”.

Spiegazione che l’avvocato e poeta Giampiero Mirabassi – convintamente assecondato dall’Inviato Cittadino – riconduce alla morfologia urbanistica della Vetusta. La spiegazione: “Uno che vien su da Ponte Felcino, passa per la Porta del Bulagaio, fa l’Arco Etrusco, via Ulisse Rocchi e arriva al corso, di fiato da spendere ne ha ben poco e anche un misero ‘Oh!’ costituisce uno sforzo”.

Con il grande amico Gerardo Gatti, avvocato, poeta, storico della città e attivo testimone dei costumi perugini, ne parlammo a lungo, quando mi concesse il privilegio di occuparsi del mio breviario laico perugino “… e lascia sta i santi!”. Anche Geri, lucido osservatore del costume perugino, sosteneva argomentatamente l’essenzialità e la rusticità dei discendenti d’Euliste.

Pertanto, se, incontrando una persona, anche oggi che è il primo dell’anno 2022, vi sentite apostrofare laconicamente con un semplice “Oh!”, non vi offendete. Vorrà dire che avete incontrato un perugino vero. Per rendersene conto, basta leggere la poesia in tema, scritta dall’amico Gian Paolo Migliarini.

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