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Bus, lo scontro è totale. Anci: "Non si può solo tagliare, la Regione trovi altri fondi dal bilancio". E convoca i parlamentari

I Comuni chiedono anche di dare seguito alla gara d'appalto per il servizio. Le piccole realtà "a rischio isolamento totale". E c'è chi pensa a fare da solo

Tra Regione e Comuni umbri la frattura, al momento, appare piuttosto profonda. Sul trasporto pubblico e la sua riorganizzazione, "più una sfoltita" dice il sindaco di Perugia, Andrea Romizi, Palazzo Donini e le amministrazioni locali, al momento, non sembrano poter trovare un accordo. O quanto meno, un accordo pacifico. Perché alcuni Comuni - non tutti - hanno siglato la delibera con cui si dà il via libera ai tagli di BusItalia, ma questa firma è, per così dire, di facciata. Un rospo ingoiato per poter andare avanti, nella speranza che si tratti solo del periodo estivo e che, come temono i primi cittadini, non si tratti solo dell'inizio.

Taglio delle corse, restituzione dell'Iva, richiesta in maniera indebita secondo i Comuni, una mannaia arrivata senza preavviso, denunciano ancora, e con effetti devastanti. Con i territori piccoli, in particolare, di fatto minacciati da un isolamento che rende ancora più complessa una situazione già difficile. E la volontà, annunciata, di prendere e sbattere la porta, potenziando, dove presente, un servizio di trasporto di livello comunale. Insomma, sulo sfondo c'è la possibilità di una "scissione", sollevata da alcune Municipalità, che andrebbe nella direzione completamente opposta della creazione di un'Agenzia regionale. Una minaccia, probabilmente, che conferma, tra le tante criticità emerse nella conferenza stampa indetta dall'Anci  come la tensione sia alta. 

“Allo stato di crisi del trasporto pubblico locale su gomma, Anci Umbria, con i suoi sindaci e amministratori, chiede alla Regione Umbria una soluzione diversa dai tagli alle linee urbane ed extra urbane dopo settembre, reperendo ulteriori risorse dal proprio bilancio e dando seguito alla gara sul trasporto”: è quanto ha sostenuto l’ufficio di presidenza di Anci Umbria, rappresentato dai sindaci di Perugia, Andrea Romizi, di Terni, Leonardo Latini, di Todi, Antonino Ruggiano, di Assisi Stefania Proietti, del coordinatore dei piccoli Comuni di Anci Umbria, nonché sindaco di Montecchio, Federico Gori, alla Regione Umbria, in una conferenza stampa nella sala Pagliacci della Provincia di Perugia. Prima di entrare nel merito delle questioni è stato ricordato che “i tagli al trasporto pubblico mettono a rischio uno dei servizi essenziali per la qualità della vita dei cittadini e per lo sviluppo economico dei territori”.

Tre le questioni emerse: la volontà di “istituire un gabinetto permanente di confronto con la Regione Umbria sul trasporto pubblico locale”; la “convocazione dei parlamentari umbri per il prossimo lunedì 15 luglio e il coinvolgimento dei Prefetti di Perugia e Terni”; e la reiterata richiesta di “modifica della delibera di giunta regionale dello scorso 7 maggio con cui, di fatto, si attribuisce ai Comuni – hanno sottolineato dal tavolo – la responsabilità della carenza delle risorse”.

Durante la conferenza è stato sottolineato come “la Regione Umbria di fronte alle improvvise ed evidentemente inaspettate difficoltà di reperimento di risorse per il trasporto pubblico locale abbia risposto nel modo più semplice, ma sicuramente più drammatico per le comunità locali: con i tagli alle linee. Una risposta che fa emergere una serie di paradossi. Il primo: la tutela occupazionale dei dipendenti. La Regione che dovrebbe trovare misure e strumenti per sostenere e dare impulso positivo all’occupazione, è essa stessa a mettere a rischio il lavoro dei dipendenti del trasporto pubblico locale su gomma, proprio in virtù di questa strategia politica che, forse, non si fermerà ai soli mesi estivi, ma proseguirà, non si sa ancora come, da settembre in poi. Il secondo: l’isolamento dei piccoli Comuni. La scelta di tagliare le linee ha conseguenze devastanti anche sulle aree interne, quelle su cui sono state indirizzate, negli anni, politiche regionali mirate, proprio perché da sempre scontano un isolamento persino con il resto dell’Umbria. Un isolamento che danneggia l’economia, ma anche la tenuta sociale di queste comunità e che vanifica tutte le azioni dei Comuni volte a scongiurare lo spopolamento dei territori. Un obiettivo che ha rappresentato, evidentemente solo fino allo scorso maggio, una priorità anche della Regione Umbria. Il terzo: la mobilità sostenibile e alternativa. Due concetti che, con questa politica di ridimensionamento, verrebbero meno. Da un lato, la Regione ha investito in passato risorse e progettualità sulla mobilità sostenibile e alternativa, dall’altro, ora va a incrinare quel sistema, favorendo la mobilità privata. Tutto ciò, con conseguenze negative anche sulla qualità dell’aria. Basti pensare alla conca ternana e all’accordo con la Regione per migliorare la qualità dell’aria e abbattere le emissioni in atmosfera”.

I sindaci hanno evidenziato anche la totale “incapacità” di programmazione dell’assessorato alla mobilità: “nel giro di un mese, esattamente dalla delibera di giunta regionale dello scorso maggio, si è prospettato ai Comuni un nuovo scenario che, fra l’altro, ha messo in discussione anche i Pums, frutto di mesi di lavoro di alcuni Comuni”. C’è poi la questione della gara sul trasporto regionale: “In tutti questi anni la Regione non è stata in grado di dare seguito alla gara per il trasporto che avrebbe significato stabilità del settore e risparmio di importanti risorse”. 

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