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Martedì, 16 Aprile 2024
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Bulli si diventa, un progetto filosofico e un patto tra famiglia e scuola per fronteggiare l'aggressività

Il volume scritto dal professor Gaetano Mollo e Roberto De Vivo è frutto di due anni di sperimentazione negli istituti scolastici

Bullismo e cyberbullismo costituiscono un’esperienza di sofferenza quotidiana per tanti giovani: il 68% di essi dichiara di aver assistito ad episodi di bullismo, o cyberbullismo, mentre il 61% ne è stato vittima.

Secondo i rilevamenti Istat ragazzi e ragazze esprimono sofferenza per episodi di violenza psicologica subita da parte di coetanei (42,23%) e in particolare il 44,57% delle ragazze segnala il forte disagio provato dal ricevere commenti non graditi di carattere sessuale online. Dall’altro lato l’8,02% delle ragazze ammette di aver compiuto atti di bullismo, o cyberbullismo, percentuale che cresce fino al 14,76% tra i ragazzi. Oltre il 50% dei ragazzi tra gli 11 e 17 anni ha subito episodi di bullismo, e tra chi utilizza quotidianamente il cellulare (85,8%), ben il 22,2% riferisce di essere stato vittima di cyberbullismo.

Le statistiche confermano anche che il cyberbullismo colpisce di più le ragazze, tanto che il 12,4% delle giovani ha ammesso di esserne state vittima, rispetto al 10,4% dei ragazzi. Questa differenza è in particolare determinata dalle sofferenze provocate da commenti a sfondo sessuale, subiti dal 32% delle ragazze, contro il 6,7% dei ragazzi. Le provocazioni in rete che disturbano il 9,5% degli adolescenti, colpiscono di più i maschi (16%) delle femmine (7,2%).

Tra gli altri rischi che si corrono sul web i giovani segnalano la perdita della propria privacy (49,32%) il revenge porn (41,63%) il rischio di adescamento da parte di malintenzionati (39,20%) stalking (36,56%) e di molestie online (33,78%).

Il bullismo, e il cyberbullismo ancor di più, sono fenomeni che risentono fortemente dei tempi in cui viviamo: egoismo, narcisismo, mancanza di empatia, assenza di amicizia.

“Sono tre i cerchi all’interno dei quali possiamo classificare i comportamenti bullizzanti – afferma il professor Gaetano Mollo, ordinario di Pedagogia generale e sociale all’Università di Perugia – Sociologico, quello in cui viviamo una realtà violenta, piena di indifferenza e solitudine, una realtà isolante che la scuola rafforza con i banchi singoli – prosegue Mollo – Uno spazio sociale in cui l’aggressività che nasce dal mancato riconoscimento personale viene scaricata sugli altri. Si diventa bulli per alleggerire l’aggressività che i ragazzi non riescono a trasportare nello sport. Comportamenti aggressivi per raccogliere attorno a sé dei seguaci, perché il bullo si sente protagonista in questo modo e il sadismo diventa un modo per emergere nella vita quotidiana. Si diventa bulli per concause e mancanze personali e strutturali”.

Gli altri due cerchi sono quello psicologico, afferente alle carenze educative, al bisogno di sentirsi importanti, all’assoluta mancanza di rispetto per sé e gli altri; e quello pedagogico: la famiglia non segue il giovane o produce comportamenti devianti, la scuola non insegna a superare le distanze e a cooperare, il quartiere è un ambiente ostile, che spinge all’isolamento.

Il bullismo è al centro di un progetto di ricerca dell’Università di Perugia (portato al momento solo nella scuola media di Marsciano, nell’ambito di una giornata con 100 ragazzi e la psicologa, Jessica Barbanera) che prevede la somministrazione di due questionari per capire quanto i ragazzi sanno di inclusività. Da questo progetto è nato anche un libro: “Bulli si diventa”, opera di Gaetano Mollo e Roberto De Vivo, 2F editore con il contributo del Lions Club di Marsciano.

“L’Umbria non è a basso rischio bullismo, perché non si tratta di dati statistici: meno persone, quindi meno casi – afferma Roberto De Vivo, dottore in filosofia e pedagogista - Manca l’educazione, non c’è empatia, non si scoprono gli elementi fondamentali di una relazione tra pari e, infine, mancano i valori – prosegue De Vivo – I giovani messi di fronte a parole significative relative all’inclusività, alla violenza, al bullismo, all’amicizia, esprimono bene il concetto dietro la parola, ma quando si tratta di metterle in connessione con le azioni si nota uno scollamento: a parole nessuno è bullo, ma nei fatti le cose non vanne nella stessa direzione”.

Bulli, quindi, non si nasce, ma lo si può diventare. “La nostra società in cui i giovani vivono e derivano c’è già nella ‘Gaia scienza’ di Nietsche, laddove parla della morte dei valori occidentali – specifica De Vivo - Una società senza valori, nichilista, senza compassione o esempi da seguire. I ragazzi vivono nella società dell’avere e non dell’essere, dell’essere ciò che si possiede: se non ho nulla in mano, non sono niente – dice ancora De Vivo – Per questo l’altro è visto come un nemico, o perché ha più di me o perché vuole togliermi qualcosa. Così anche il bullismo diventa fine a se stesso”.

Bulli si diventa locandina invito 4.6.21 Teatro-2Cosa emerge dalla ricerca, confluita poi nel libro? Emerge un dato preoccupante perché il bullismo è presente tra i giovani, non passa il concetto di inclusività, di cooperazione, diaiuto e amicizia. I ragazzi percepiscono cosa è normale nei rapporti tra simili, ma agiscono al contrario perché subentrano elementi psicologici che dissolvono la conseguenza pensare e agire.

“Il cyberbullismo porta alle estreme conseguenze il fenomeno perché non c’è più neanche il confronto reale – dice il professo Mollo – Siamo di fronte al bullismo ai massimi livelli, condiviso all’infinito in rete. L’episodio di bullismo compiuto e ripreso, passa dal circolo ristretto del bullo e dei suoi seguaci al mondo – prosegue Mollo - L’essere vittima nella realtà si ferma nel momento in cui si compie l’atto, nel cyberbullismo l’atto è moltiplicato ogni volta che qualcuno guarda il filmato, viene amplificato nel web. E non si può fermare, nla vittima non si può confrontare con il bullo e questo non ne prenderà mai coscienza”.

Come intervenire? “La prevenzione come prima possibile soluzione: famiglia e scuola devono cooperare con finalità educative, insieme con lo sport, con le attività degli oratori per un corretto sviluppo morale e sociale della persona – riferisce De Vivo – Una scuola aperta con attività di relazione al centro del proprio essere, per portare a riconoscere l’altro e cooperare. La scuola non deve essere luogo di trasmissione di sapere inteso come informazioni usa e getta, ma deve essere luogo di stimolo del pensiero critico, della riflessione. La filosofia può diventare uno strumento per fronteggiare il bullismo: attraverso il dialogo, la discussione tra pari, la valorizzazione dei rapporti e delle amicizie, si conduce la persona alla scoperta che non siamo tutti uguali come persone, che siamo diversi, ma che l’accettazione di questa diversità, di fronte alla parità valoriale delle persone, ci permette di mettere in atto una relazione basata sul riconoscimento di sé e dell’altro, nel rispetto e nella tolleranza degli altri e delle loro idee”.

Venerdì 4 giugno alle ore 10.30, presso il teatro Concordia di Marsciano, si svolgerà la presentazione del volume "Bulli si diventa".

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