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Borgo Bello, messa a dimora una giovane pianta di ulivo, segno di rinascita

Corso Cavour, a breve la collocazione in un artistico contenitore

Borgo Bello, messa a dimora una giovane pianta di ulivo, segno di rinascita. A breve la collocazione in un artistico contenitore. Affermare che la zona di corso Cavour e Porta San Pietro sia la più curata e vitale rischia di divenire un’ovvietà. Ma non è senza fatica che si è potuto rianimare un paziente a rischio di coma profondo.

Merito dell’infaticabile Orfeo Ambrosi e della sua Associazione Borgo Bello, di Fofo e del suo Distretto del Sale (libero coordinamento tra artigiani, artisti, associazioni, commercianti, operatori culturali dell’area compresa tra Corso Cavour e Borgo XX Giugno), di Enzo Garghella e del suo Tempobono, degli ultimi artigiani che mettono il pratica il motto I CARE.

Il contenitore in fase di completamento (a dx. Gianni con Alberto Bottini)-2

Fra di essi il mitico falegname Gianni Caponi, la cui bottega è ospitata in un antico ospedale medievale, proprio dietro San Domenico e il Tribunale dell’Inquisizione.

Gianni dispone di una straordinaria manualità, acquisita in decenni di pratica in falegnameria artigianale e artistica. A lato della sua bottega è piazzato lo scheletro di un secolare tronco di olivo. A fianco gli hanno appoggiato un vitalissimo virgulto che sembra guardare l’antenato con rispetto.

Ora questa piantina è invasata, ma merita un contenitore più ampio, in prospettiva di una crescita futura, fruttuosa e insieme simbolica. Per questo, Gianni ha preparato un grosso contenitore, costituito da doghe di legno che circondano il vaso, per dargli più corpo ed abbellirlo.

Il tutto montato su una base metallica cosparsa di catrame, per armonizzare col colore del basamento metallico, rigorosamente nero.

Naturalmente, visitando il work in progress con l’amico Alberto Bottini, abbiamo chiesto al falegname Gianni il perché di quella catena a lato. La risposta fulminante: “Altrimenti, lo rubano”.

Ha dovuto fare altrettanto con la panchina, da lui costruita e messa a disposizione del passante. Anch’essa è robustamente inchiavardata alla parete. A mali estremi… estremi rimedi. Ciò che conta è che, fra un paio di giorni, potremo ammirare la piantina d’olivo dentro questo artistico contenitore… robustamente inchiavardato. Perché – come si dice con abusata metafora – “la mamma del cretino è sempre incinta”. Inutile evocare la legge di certi Paesi dove il furto è punito con una mutilazione esemplare. Inciviltà? Forse. Perché, l’atteggiamento di chi ruba è forse ispirato a principii di civiltà?

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