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Assisi, cittadinanza onoraria per la pace: i toccanti messaggi dei sopravvissuti italiani alla Shoah

Emozionante cerimonia nella Sala della Conciliazione in Comune: ringraziamenti al sindaco Proietti anche dalla senatrice a vita Liliana Segre e dagli altri sopravvissuti che non sono riusciti a presenziare

DIAMANTINA VIVANTE:

Diamantina Vivante nasce a Trieste l’8 ottobre 1928 da una famiglia ebraica di origine corfiota stabilitasi nel capoluogo giuliano a seguito del violento pogrom cui furono oggetto gli ebrei di Corfù alla fine dell’Ottocento. Diamantina è la più piccola di cinque fratelli: Giulia la maggiore, Ester, Enrichetta e maschietto Moise. Il 18 settembre 1938 vive in prima persona la proclamazione delle Leggi Razziali, assistendo lei stessa al discorso tenuto dal Duce in piazza dell’Unità d’Italia a Trieste. Quel giorno segnò in maniera indelebile la vita di Diamantina, della sua famiglia e di tutti gli ebrei italiani. Persero tutto: dalla possibilità di lavorare, di andare a scuola, fino ad arrivare alla perdita di ogni sorta di libertà. La famiglia Vivante fu, infine, costretta ad abbandonare la propria casa per nascondersi, dietro pagamento, nella soffitta di un sarto e sua moglie, presso i quali lavoravano per garantirsi rifugio e il loro silenzio. Nell’autunno del 1944, il sarto e la moglie vendettero ai nazisti Diamantina e la sua famiglia; solo per un caso fortuito il padre Zaccaria non venne catturato. Nel febbraio del 1945 partirono con l’ultimo convoglio proveniente dall’Italia alla volta del campo di concentramento di Ravensbrück, in Germania. Al loro arrivo, però, il treno venne reindirizzato verso un altro lager: Bergen Belsen. Diamantina Vivante fu l’unica deportata della sua famiglia a fare ritorno, dopo lunga degenza in vari ospedali e dopo aver girovagato per l’Europa cercando modo di tornare a casa, a Trieste. Lì, per fortuna, ritrovò il padre e una zia, sfuggiti alla cattura durante il conflitto che si presero cura di lei.

Il messaggio - "Buongiorno a tutti. Il mio nome è Alessandro Salonichio e sono il figlio di Diamantina Vivante. Purtroppo, vista l'età e per il precario stato di salute, non potrà assistere personalmente a questo significativo evento che la vede insignita della cittadinanza onoraria di Assisi, città simbolo della Pace tra i popoli. La sua vita è stata definitivamente segnata dall'esperienza nel lager, esperienza che però non ha mai smesso di raccontare al prossimo trasmettendo la sua testimonianza affinché alcun revisionismo storico possa cancellare la propria triste storia. Ringrazia di cuore questa Amministrazione, l'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane qui rappresentata dalla presidentessa Noemi Di Segni e gli organizzatori tutti per aver voluto dedicare a pochi reduci dei lager nazisti ancora in vita questo riconoscimento. Vorrebbe poterlo condividere idealmente con tutte le vittime della Shoah e con coloro che dai quei campi di concentramento e di sterminio non hanno più potuto fare ritorno. Grazie. Alessandro Salonichio per conto di Diamantina Vivante"

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