rotate-mobile
Attualità Assisi

Assisi, cittadinanza onoraria per la pace: i toccanti messaggi dei sopravvissuti italiani alla Shoah

Emozionante cerimonia nella Sala della Conciliazione in Comune: ringraziamenti al sindaco Proietti anche dalla senatrice a vita Liliana Segre e dagli altri sopravvissuti che non sono riusciti a presenziare

VIRGINIA E LEA GATTEGNO:

Virginia e Lea Gattegno nascono a Roma rispettivamente il 31 luglio 1923 e il 6 novembre 1925. A Virginia e
Lea seguiranno il fratello Alberto, nato nel 1929, e Michele, nato molti anni dopo a Rodi. La famiglia si trasferisce da Roma ad Anzio dove rimarrà fino al 1936 quando il padre Shalom riceverà l'invito a dirigere la scuola ebraica di Rodi, all'epoca sotto il governo italiano. Purtroppo la serenità della vita a Rodi viene presto spezzata prima dalla morte di Shalom, a causa di una malattia respiratoria, quindi dalla perdita dei diritti di lavoro e di studio a seguito delle leggi razziali del '38 e infine dalla deportazione ad Auschwitz dove la madre Marcella, Sara e Michele troveranno morte immediata nelle camere a gas. Alberto - si saprà tempo dopo - morirà in miniera, poco prima della liberazione. Virginia e Lea, che rimarranno quasi sempre insieme durante la prigionia, sopravvivono e verranno liberate nel gennaio del '45 con l'abbattimento dei cancelli di Auschwitz da parte dei russi. Dopo un tempo passato nel campo per riprendersi fisicamente, tornano a Roma. Oggi Lea e Virginia vivono distanti, rispettivamente a Bruxelles e a Venezia, ma sono serene, ognuna in casa di riposo nella propria città di adozione. Hanno mantenuto i contatti finché l'età lo ha concesso. Sono le figlie, adesso, a scambiare le notizie per loro".

Il messaggio - "A nome di Lea e Virginia Gattegno, con mia sorella Raffaella Cipolato e mia cugina Jeannette Franco, ringrazio, con sincera emozione , il Sindaco di Assisi, la Sua Amministrazione e la Città di Assisi per questo riconoscimento così fortemente voluto e che va oltre il suo valore simbolico comunque molto importante. Un riconoscimento che ci fa riflettere sul significato di due parole di cui Assisi si fa portatrice da lungo tempo. Una è "cittadinanza" che ispira subito il sentimento di accoglienza e di fratellanza che, nell'occasione odierna, vengono dimostrate nei confronti dei sopravvissuti e le famiglie dei sopravvissuti qui presenti. Un sentimento che non è sentimentalismo ma, al contrario, qualcos che risponde concretamente a quell' indifferenza che, come sappiamo, ha fortemente contribuito a spianare la strada alle persecuzioni e alle deportazioni durante la seconda guerra. Indifferenza mai completamente debellata e che purtroppo, sotto molteplici forme, è ancora presente nella società in cui viviamo, lavoriamo, creiamo famiglia, tessiamo le nostre relazioni interpersonali. 
Assisi città di pace. E "pace" è la seconda parola. Una parola che fa proprio pensare alla famiglia di Lea e Virginia. Una famiglia nata e cresciuta nella pace, nell'amore per la pace e per la vita. Una vita che ha conosciuto momenti bellissimi di cui Lea e Virginia conservano ancora oggi ricordi struggenti, come nell' isola di Rodi, un paradiso in terra, come spesso l'hanno definita, l'isola delle rose e delle farfalle, del mare blu. Da quel paradiso e dalla loro amata famiglia, le due sorelle sono state letteralmente strappate e gettate nell'inferno dal quale sono tornate grazie alla loro forza, al loro amore per la vita e a una sorte che le ha quasi sempre tenute insieme e che le voleva fuori di lì per continuare a crescere, a diventare donne e poi madri e nonne. E per raccontare poi, con fatica e dolore ma anche con grande dignità ed equilibrio, quello che avevano visto e provato sulla loro pelle.
Lea e Virginia hanno vissuto qualcosa che ancora oggi si fa molta fatica a credere sia stato possibile. Ma lo è stato. Nel buio di Auschwitz hanno visto sprofondare la loro famiglia e il loro quotidiano che fino a quel momento era apparso così rassicurante e protettivo. La famiglia Gattegno era una famiglia numerosa, vivace e unita da affetto profondo e profonda stima l'uno nei confronti degli altri. Innumerevoli volte ho pensato a quei nonni e a quegli zii che non ho potuto conoscere e che chissà quante cose e quali insegnamenti ci avrebbero trasmesso e arricchito nel cuore e nella mente. L'antisemitismo, lo sappiamo, ha origini antichissime ed è ben lontano dall'essere sconfitto. Ne esiste di tipo silenzioso, sotterraneo, apparentemente innocuo, che si esprime principalmente nei luoghi in cui ci si sente parte di un gruppo e quindi protetti, come può capitare in un bar o in una piazza. Ma se a questo aggiungiamo manifestazioni di richiamo alle camere a gas, sbandieramento di simboli nazifascisti, negazionismo (che oltretutto va in contraddizione con l'esaltazione delle camere a gas) ne otteniamo una miscela esplosiva di odio e violenza che non si può più tollerare. Entrambi i casi, tuttavia, sono figli generati dalla non-formazione e dalla non-informazione. In poche parole dalla carenza preoccupante di una cultura della storia dell'uomo e dei popoli, del confronto e del dialogo. E facilmente, in tutto questo, rapida e istintiva, si innesta la paura che offusca le menti come una nebbia densa e fitta in cui perdere l'orientamento e i contorni di una strada che, al contrario, ci viene data alla nascita illuminata e senza ostacoli. 
Ci auguriamo che questo riconoscimento dia un ulteriore contributo per rafforzare lo scudo contro non solo l'antisemitismo ma contro ogni forma ed espressione di razzismo ed esclusione. Manteniamo la speranza e la fiducia che tutte le istituzioni, politiche e sociali, continuino ad alimentare ed incoraggiare il lavoro, lo studio, l'informazione corretta a cui tutti, ed in particolare le nuove generazioni e quelle a venire, hanno il diritto e il dovere di fare riferimento e di trarre ispirazione. Concludo esprimendo nuovamente la nostra gratitudine al Sindaco di Assisi, Prof.ssa Stefania Proietti, che si è prodigata con sensibilità e determinazione per trasmettere questo segnale importante, al Consiglio Comunale, alla città di Assisi e, ultimo ma non ultimo, all'UCEI, nella persona della Presidente Dott.ssa Noemi Di Segni, per l'apporto e il sostegno dimostrato in questo percorso di memoria.
A tutti vada il nostro affettuoso abbraccio. Donatella Cipolato".

Continua a leggere >>>

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Assisi, cittadinanza onoraria per la pace: i toccanti messaggi dei sopravvissuti italiani alla Shoah

PerugiaToday è in caricamento