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Venerdì, 19 Aprile 2024
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LETTI PER VOI Nuvoletta Giugliarelli, ‘Assaggi di letteratura italiana… tinti di peruginità’

Come ti volto i classici in perugino

Nuvoletta Giugliarelli, ‘Assaggi di letteratura italiana… tinti di peruginità’ (Morlacchi editore). Un (As)saggio in versione bilingue, italiana e perugina.

Questo vuol essere il lavoro cui ha posto mano, con persuaso spirito identitario, Nuvoletta Giugliarelli, già insegnante di scuola primaria, apprezzata anche come autrice nella lingua del Grifo.

Non una storia letteraria organica, ma una campionatura diacronica ampia, sebbene volutamente incompleta. Perché le biblioteche sono piene di storie letterarie blasonate. E non si sente proprio il bisogno di ulteriori rimasticature, né improprie comparazioni. Tanto vale, dunque, scegliere e proporre gli autori più congeniali.

Un’opera del genere si presenta come efficace esempio di mappatura. Accorta mediazione fra divulgazione alta e primo approccio per “curiosi” della nostra ricca tradizione letteraria: una proposta per stranieri, “principianti” che intendano coniugare un appressamento all’Italiano col valore aggiunto della conoscenza del genio linguistico e antropologico perugino. Oltre che una vera chicca per quanti amano e sostengono il valore del dialetto del Grifo.

Insomma, come si declina nel titolo, “(As)saggi di letteratura italiana”, proposti in duplice veste: prima quella nativa, poi nella versione in lingua perugina. Ossia nella sua/nostra lingua madre, il perugino: lingua “mamma”, verrebbe da dire con termine più intimista e sentito.

L’amatissima prima lingua, quella che ci lega indissolubilmente alla “piccola patria” o luogo natio, la lingua degli affetti, quella che ci è dato suggere col latte materno. Ossia quel dialetto perugino, tinto di ponteggiano (coloritura suburbana di Ponte San Giovanni) che Nuvoletta padroneggia disinvoltamente. Un lessico quasi identico, ma la “calata”, come si dice, costituisce una variante un po’ rustica del perugino urbano, con qualche singulto sintattico in più, qualche durezza consonantica, a riprova della vita stentata, ma operosa, della gente del Pian del Tevere.

Così scopriamo che anche il dialetto assurge a statuto di lingua, osservando come possieda la capacità di rendere un ventaglio ampio di significati, senza limitazioni né imbarazzi.

Una (prevedibile) vicinanza ai nostri Francesco e Jacopone, ma anche una resa “onesta” (per citare un termine caro a Saba, anche lui antologizzato) di Montale, Ungaretti e Bertolucci.

Di dialetti, invero, ce n’è più di uno, considerando il napoletano di Salvatore Di Giacomo e di Totò (una strepitosa “Livella” voltata anche in perugino) e il romanesco di Trilussa. Insomma: un mosaico mistilingua.

Curatela e prefazione di chi scrive, voltata anche nella lingua della regina Elisabetta dall’anglista Rita Castigli. Note dell’Assessore comunale alla Cultura Leonardo Varasano e dello storico Valerio De Cesaris, rettore della Stranieri.

Il libro contiene, in chiusura, anche un tour virtuale dell’amatissima Perugia, declinata attraverso le sue emergenze storico-monumentali, in un percorso intriso di affetto e appartenenza.

E anche un “saggio-assaggio” della produzione personale dell’autrice. Fino a chiudere con dei versi dedicati al marito Luciano e al figlio Antonio, coi quali Nuvoletta ha condiviso l’avventura esistenziale. Che per loro è finita. Almeno in questa dimensione.

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