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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Terza strepitosa raccolta delle Teste di Biro (mascherate) di Umberto Raponi

Come raccontare l'umanità, con spirito aguzzo, ma senza acrimonia

Terza strepitosa raccolta delle Teste di Biro (mascherate) del grafico Umberto Raponi. Spieghiamo subito in cosa consistono. Si tratta di schizzi antropomorfici (appartenenti alla “grafica eiaculatoria” del Nostro) buttati giù, con la biro o la matita, dove capita: supermercato, treno, fornaio. Tipi e tòpoi consistenti in brandelli d’umanità còlta al volo e disegnata sopra pezzi di carta improbabili, come carta paglia da macellaio, biglietti ferroviari, blocco, perfino carta “igienica”, come scelta provocatoria. Sono immagini di grande freschezza e strepitosa ironia. L’Inviato Cittadino – che oggi ne è un accanito collezionista – se ne innamorò in occasione di una mostra a Palazzo Trinci, quando Umberto fece a pezzi il blasonato Altan, intelligente, ma ripetitivo. Per l’occasione scrissi un testo, così in sintonia con lo spirito caustico e giocoso dell’autore che ancora oggi se ne avvale.

Raponi nasce nel 1934, anno in cui Marcel Duchamp e Man Ray aderiscono al movimento Dada. Nel suo DNA è scritta una vocazione artistica che si snoda attraverso un percorso punteggiato dalla frequentazione di Maestri come Dante Filippucci, Piero Parigi, Diego Donati (di cui fu assistente in Accademia) e da sodalizi con amici che hanno animato il milieu culturale nazionale ed internazionale del secondo Novecento. Umberto ha svolto funzione didattica presso l’Accademia di Belle Arti del capoluogo umbro, affiancando all’attività di disegnatore pubblicitario una ricerca pittorica e grafica che lo conduce nei territori dell’Astrattismo informale, del Neocostruttivismo e dell’Arte Programmata, con esiti lusinghieri che lo portano ad essere presente al Museum of Modern Art e alla Printed Matter Inc. di New York.

Testi di biro di Umberto Raponi

La sua attività creativa, imperniata sul concetto portante di arte come linguaggio, spazia intorno a performances, installazioni gigantesche (come “Extra Large” di 1200 mq.), Land Art, Mail Art, “Video Arte”, “Arte Povera”, Optical Art, provocazioni che suscitano interesse e curiosità, stimolando un attivo dibattito culturale, tendente a svecchiare il sonnacchioso ambiente della provincia. È autore di copertine librarie, campagne e noti “loghi” pubblicitari di Enti e privati. Per me realizzò fra l’altro la copertina di “Grifo e Leone. Parole ritrovate”, raccolta di poesie postume di Walter Briziarelli, docente di disegno, pittore, braccio destro del direttore del Museo Archeologico Umberto Calzoni.

Umberto Raponi è anche letterato con vasta produzione di libri, testi visuali, fumetti, epigrammi, dattilogrammi, cartoline, bollettini d’ars ridens, poesie, nonsense, che ama definire “parole in libertà…vigilata”.

Di lui scrisse il grande Virgilio Coletti, come pure l’amico Fabrizio Leonelli. Ma sono tante le firme illustri che si sono occupate del suo lavoro.

La sua pagina si nutre di quell’humus umbro, – che Umberto chiama scherzosamente “terriccio dell’Umbria” – capace di ispirare non solo suggestioni morali, ma anche beffarde “giullarate”, intrise di un gusto per l’ironia e la provocazione, tipico delle persone riservate, ma dotate di un’intelligenza “divergente”. Al suo anticonvenzionale materiale di scrittura, mai disgiunto dall’inconfondibile tratto grafico (che parla spesso “con matita biforcuta”), è dedicato il mio volume “Testimonianze critiche alla grafica di Umberto Raponi”, raccolta semiseria di confronti epistolari. Umberto unisce rigore tecnico, nitidezza intellettuale, pulizia morale, in una forza “profetica” contro il conformismo, l’alienazione delle coscienze, la massificante omologazione. Senza assumere posizioni saccenti o pedagogizzanti, ma con sana e puntuta derisione. Umberto Raponi costituisce un esempio palpabile di come non esista intelligenza separata dall’umorismo e dall’autoironia.

Riuscendo a svolgere il proprio compito di Artista con rigore e dignità, serio senza seriosità, autorevole senza autoritarismi, “leggero” nella profondità della riflessione.

Dopo le centinaia di Teste di Biro già edite, ne attendo altrettante. Ci conto.

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