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Oggi Franco Venanti, esponente di spicco della Nuova Figurazione, compie i suoi primi 90 anni

Memorie di collaborazione e di amicizia

Oggi Franco Venanti, esponente di spicco della Nuova Figurazione, compie i suoi primi 90 anni. Memorie di collaborazione e di amicizia dell’Inviato Cittadino.

Caro Franco, non voglio ripetere quello che (quasi) tutti scriveranno. Esordi, meriti, riconoscimenti, premi. Quello è patrimonio comune. Voglio invece soffermarmi su alcune cose che ci stanno a cuore. Insomma: un po’ “nostre”. Per te non è mai tempo di bilanci, ma di progetti. Che sono, e possono ancora essere, ricchi di arte e di cultura. Come la mostra che si preparava per il tuo genetliaco e che verrà dopo la peste.

Voglio solo ricordare qualche merito dato per scontato o sfuggito ai più, o addirittura… scippato.

Il primo merito storico è quello di aver fondato, insieme a Gerardo Dottori e ad altri intellettuali perugini, l’associazione culturale “Luigi Bonazzi”. Creatura cui hai dato anima e iniziative per oltre mezzo secolo e di cui sei tuttora, e meritoriamente, presidente.

Poi un merito, fra i tanti, sfuggito a qualcuno: ossia quello di aver scoperto e salvato dalla distruzione la Necropoli del Palazzone, che rischiava di scomparire sotto i colpi inferti dagli interessi del cemento e del catrame. Con te c’erano personaggi del calibro di Uguccione Ranieri di Sorbello. E altri giganti della peruginità.

Gli unici a ricordarlo siamo stati la Pro Ponte Etrusca e io, in quella serata in cui ti fu conferito un riconoscimento strameritato.

Poi la creatura “scippata”, ossia l’idea e la realizzazione – insieme a tuo fratello Luciano – dell’Agosto Corcianese. Ricordo che, alla presentazione del volume che ne ricordava la storia, scappasti in preda a una decisa irritazione. Avevi le tue buone ragioni e tutti sanno che sei un po’ “fumino”, che ignori la diplomazia, perché il tuo comportamento segue il precetto evangelico: “Sia il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno”.

Tra le cose da ascrivere alla partita dei profitti metto il meritatissimo inserimento nell’Albo d’Oro del Comune di Perugia dei cittadini più illustri. Non dartelo sarebbe stato… da denuncia!

Voglio invece ricordare una cattiveria di cui sei rimasto vittima durante la tua esperienza di consigliere comunale. Fosti bersaglio di una congiura politica, ordita da quattro mediocri che ne uscirono, loro sì, con le ossa rotte. Quando degli imbrattatori vollero effigiarti sul murale di Fontivegge, epitetandoti come “uomo grigio”. Cosa che non sei: per vivacità intellettuale, estro creativo di artista che propone un mondo cromaticamente gioioso e variegato, fatto di donne discinte e corazze, uccellini e amorini, gioia di vivere e convivere. Avesti torto tu a voler fare quell’esperienza, perché non sei tipo da imbrancarti, e non conosci ipocrisia: malattia infantile della politica.

Voglio infine concedermi un paio di riferimenti legati alla nostra comune esperienza artistico-letteraria. Il primo è l’onore che mi concedesti di curare uno dei libri più belli mai pubblicati: “Dialogo tra un artista e uno scienziato” (Futura editore), in cui esponi la tua filosofia di vita, le tue idee sul mondo, sull’arte e sugli uomini. Ricordo – a beneficio del pubblico – che si trattò di dare corpo organico a conversazioni tenute fra te e il fisico Roberto Battiston durante cene a casa tua. Parlaste di tutto, entrando in campi inesplorati dalla gente comune. Ne consiglierei la lettura a persone di tutte le età. Per capire la tua grandezza e quella di Roberto, che Perugia colpevolmente lasciò scappare dal nostro Ateneo. La ricompensa per quel lavoro è appesa all’ingresso di casa mia.

Infine il nostro ultimo lavoro a quattro mani “Perugia, Italia, Mondo. La storia irriverente di Franco Venanti” (Morlacchi editore) in cui racconti la Perugia di ieri e i suoi personaggi, attraverso caricature affiancate da testi, a mia cura, ma da te ispirati. Ritengo sia il naturale complemento del tuo libro più bello “Quando una rondine faceva primavera” (Guerra editore). E poi i personaggi della politica nazionale e internazionale, traguardati con spirito “profetico”, satirico e mai cinico, perché disegnati con la penna intinta nel calamaio della tua umanità. Che è immensa.

E, infine, le confessioni amichevoli di quando sei stato “morto” e, resuscitato, hai svolto riflessioni esistenziali che… non mi va di riferire. Ma il tuo racconto mi ha affascinato, come sempre.

Ecco, Franco, un po’ (solo un po’) di quanto avevo da dirti. Sappi che nessuno come te ha raccontato la terra senza aver trascurato, nemmeno per un momento, di guardare il cielo.

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