Appello al Presidente Conte dalla Cooperativa Polis: "Ci dica chi deve continuare il servizio"
In una situazione grave come quella che sta attraversando il nostro Paese, è opportuno chiarire quali servizi alle persone devono essere ancora garantiti e adoperarsi perché le condizioni di lavoro siano di totale sicurezza. E' l'appello di Gianfranco Piombaroli, presidente Polis
Riportiamo il drammatico e ugente appello al Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, lanciato in queste ore da Gianfranco Piombaroli, presidente della Cooperativa Polis.
Polis è nata nel 2008 dalla fusione di due cooperative sociali, ALSS e LASCIAA, ed è impegnata a tutto campo in moltissime realtà di servizi alla persona in Umbria e Abruzzo. Al suo interno lavorano ben 35e operatori full time e 695 part time, un vero capitale umano impegnato quotidianamente al servizio delle situazioni di fragilità.
Davanti alla difficile situazione sanitaria che si è venuta a creare in Italia, il presidente della Cooperativa Polis alza questo grido di richiesta di attenzione:
“Eccellentissimo Presidente del Consiglio dei Ministri, ci rivolgiamo a Lei, che tanto si è prodigato e tanto si prodiga per garantirci sicurezza, protezione e guida nei comportamenti da tenere stante la grave crisi pandemica da corona-virus che ci opprime, un accorato appello per indicare a tutte noi imprese sociali dei servizi di assistenza alla persona per conto della pubblica amministrazione con chiarezza quali servizi di sostegno e tutela alle persone, in quanto anche essenziali, possono essere chiusi, e quali devono rimanere attivi e con quali profili di sicurezza e di integrazione/supporto con i livelli regionali e con la protezione civile.
Ci preme evidenziare che nel suddetto settore operano circa 360.000 lavoratori in tutta Italia e in tutte le regioni, che danno ogni giorno assistenza ad oltre 15.000.000 di persone.
Da una parte, tutti i nostri operatori sono esposti al grave rischio di essere contagiati, dall’altra di contagiare essi stessi le persone assistite, con altissimi profili di responsabilità e di tutela sanitaria propria e degli utenti dei servizi.
Come Lei ben sa, noi siamo quei mattoni che compongono l’edificio dello Stato, con azioni virtuose rivolte agli altri in situazioni di fragilità. Per questo motivo abbiamo bisogno di chiarezza nell’essere sostenuti nel nostro lavoro in piena sicurezza e, ove non fosse possibile, per adempimento ai dispositivi da Lei emanati e garantendo loro adeguate misure di protezione sanitaria e sociale, adottando inoltre misure di sostegno che abbattano i costi di previdenza e tributari onde non generare profondi e insostenibili squilibri di cassa, causando così problemi di insolvenza in tante imprese cooperative sociali già in difficoltà per i ritardi nei pagamenti della pubblica amministrazione.
Ad oggi le oltre 60.000 imprese sociali hanno già perso milioni di euro garantendo, comunque, i vari presidi a proprio rischio e pericolo, sostenendone tutte le spese, anche quelle per i presidi essenziali, ormai quasi irreperibili e con prezzi decuplicati.
Caro Presidente, sottoponiamo a Lei quanto sopra scritto in quanto né le Regioni, né le Aziende sanitarie, né l’Anci hanno disposto misure certe su quali servizi tenere attivi, quali sospendere, quali mantenere e a quali condizioni di sicurezza e protezione per i nostri operatori.
Non ci aspettiamo nessun Suo intervento diretto, in ben altri pensieri e attività Lei è già profondamente impegnato, pertanto Le chiediamo solo, anche attraverso il Viminale, di disporre immediate riunioni promosse dai Prefetti per armonizzare quali giusti comportamenti tenere sotto il profilo sanitario organizzativo, a quali condizioni e misure di tutele economiche proseguire la nostra missione, oggi e in futuro, quando saremo usciti da questo grave momento per il nostro Paese”.