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INVIATO CITTADINO Aula Magna Unistra: 50 anni dalla scomparsa del Maestro Antonio Bartolini, Perugia s’inchina

Salvò dalla dispersione i Canti Umbri, detti anche “dell’aia”, per la loro componente fortemente connotata da elementi dell’oralità del mondo rurale. Fu etnomusicologo ante litteram e prestò grande attenzione alle negletta cultura delle classi subalterne

Aula Magna Unistra. Perugia s’inchina al Maestro Antonio Bartolini, compositore e didatta perugino, nel 50.mo dalla scomparsa.

Salvò dalla dispersione i Canti Umbri, detti anche “dell’aia”, per la loro componente fortemente connotata da elementi dell’oralità del mondo rurale. Fu etnomusicologo ante litteram e prestò grande attenzione alle negletta cultura delle classi subalterne.

Un grande convegno-conferenza-concerto: raro specimen di celebrazione a tutto tondo. Che ha visto protagonisti una pluralità di soggetti esponenti del milieu cultural-musicale della Vetusta.

In primis l’Agimus di Salvatore Silivestro che (coi suoi Itinerari musicali) ha inteso celebrare i nomina sacra della storia perugina con una kermesse che si completerà nei giorni di giovedì 9 marzo (Concerto coi Cantori di Perugia alla Stranieri, ore 17:30) e domenica 12 marzo col concerto lirico alla chiesa di S. Antonio abate.

Ieri a Palazzo Gallenga, dopo il benvenuto del pro rettore Rolando Marini, il saluto dell’assessore Leonardo Varasano che tanto si adopera per la valorizzazione delle nostre eccellenze culturali.

Quindi la snella biografia, supportata da slide, della nuora del Maestro, Claudia Carreras Bartolini.

Due le testimonianze. Quella di chi scrive, che ha rilevato come nell’abitazione di Antonio Bartolini, in Porta Sole, non fosse nato il poeta perugino Sandro Penna. Sconfessando, appunto, una convinzione diffusa e sbagliata. Casa natale, dunque, non quella al civico 19 di via Mattioli, ma all’attuale civico 17 (ex 7). Sintetizzando le conclusioni di una ricerca documentalmente avvalorata e testimoniata da una lapide, fatta apporre nel luogo esatto. Accompagnata dal più bel distico penniano “Io vivere vorrei addormentato / entro il dolce rumore della vita”. A futura memoria.

Quindi il ricordo di Gabriele Goretti, ex alunno di Bartolini al magistrale Pieralli, con spigolature di carattere storico e personale, utili a far luce sulla complessa personalità del professore, bella figura di educatore e persona di grande umanità.

Alla perizia del Maestro Vladimiro Vagnetti il compito di dare conto di un’accurata ricerca filologica sull’archivio di Bartolini, indagato in termini di cultura musicale e di produzione. Un archivio ancora da esplorare, ma che ha già fornito frutti cospicui. Titolo del corposo intervento: “Voci dall’Umbria. Antonio Bartolini, testimone e interprete della musica tradizionale umbra”.

Relazioni e contributi inframezzati da interventi musicali del Coro Libercantus (Cristina Bonaca, Claudia Puletti, Oreste Calabria, Nicholas Iles).

Proposti anche “La Primavera” col soprano Bonaca e Stefano Ragni al pianoforte. Ancora Ragni ha eseguito la “Sinfonia all’italiana” di Bartolini, con sottolineature di carattere artistico di sicuro interesse.

In memoria di una presenza di alto livello, come l’insegnamento in quella scuola, il Coro del liceo Pieralli ha eseguito l’Inno per il centenario dell’Istituto, composto da Antonio Bartolini (direttore Francesco Corrias, pianoforte Sergio Pasquandrea, mezzosoprano Elena Rubeca).

Tante chicche emerse nel corso del convegno. Una fra tutte. È noto che l’Inno a Perugia e altre composizioni di Bartolini furono lasciate scivolare nell’oblio in nome di una presunta, convinta adesione al Partito Nazionale Fascista. Le cose non stanno così. Se è vero che, fra l’altro, è stato prodotto un documento ufficiale in cui gli si rimprovera la mancata partecipazione a un evento in camicia nera. Minacciandogli punizioni, in caso di comportamenti reiterati in tal senso.

PS. Presenti numerosi personaggi del milieu parentale, fra i quali alcuni membri della famiglia Losito. Gioia trasparente negli occhi dell’amico, professor Antonio Bartolini, che del nonno porta il nome e lo stile. Erano anni che parlavamo di un ricordo del nonno da proporre alla città. Non lo realizzammo per la civile discrezione di Antonio il quale temeva che il suo ruolo da assessore regionale potesse configurare il sospetto di confitto d’interessi. Era tempo che restituissimo ad Antonio Bartolini, nonno, il profilo e il riconoscimento ampiamente meritato. Fra noi, oggi. Ma anche fra quelli che verranno.

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