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INVIATO CITTADINO Antisemitismo, è ora di dire basta

Antisemitismo, è ora di dire basta. Accorato appello, lanciato dalla Federazione nazionale Italia-Israele, nella persona del presidente Giuseppe Crimaldi, fatta propria dall’antropologa Maria Luciana Buseghin, presidente AITIL Perugia

Antisemitismo, è ora di dire basta. Accorato appello, lanciato dalla Federazione nazionale Italia-Israele, nella persona del presidente Giuseppe Crimaldi, fatta propria dall’antropologa Maria Luciana Buseghin, presidente AITIL Perugia.

Il riferimento di forte attualità si lega ai gravi e numerosi episodi di antisemitismo che continuano a verificarsi in molti Paesi europei e anche in Italia.

“L’IHRA (International Holocaust Remembrance Alliance), ente internazionale di cui fa parte anche il nostro Paese, ha elaborato e approvato una definizione di antisemitismo che appare convincente e adeguata alle caratteristiche dei fenomeni che si vogliono contrastare”, ricorda la Buseghin.

Che aggiunge: “Il 2 dicembre 2020, il Consiglio dell’Unione Europea ha invitato gli Stati membri che ancora non l’abbiano fatto ad adottare ‘il prima possibile’ la definizione IHRA per intero, comprensiva degli esempi che ne sono parte integrante”.

La sottoscrizione è rivolta al Governo italiano, ma anche alle Regioni, ai Comuni, alle Università, a tutti gli enti pubblici e privati che operano nella società italiana, ai leader di opinione, a personalità della cultura, agli operatori della comunicazione, con l’invito ad adottare nella sua interezza la definizione di antisemitismo formulata dall’IHRA e di adeguare ad essa i propri comportamenti”.

Segue la definizione del concetto di antisemitismo e vengono sciorinati una serie di esempi verificabili in comportamenti e atteggiamenti culturali, marcati dal pregiudizio e dall’ostilità (se non dall’odio) razziale.

Fra l’altro: insinuazioni mendaci, disumanizzanti, demonizzanti o stereotipate degli ebrei come individui o del loro potere come collettività.

Impossibile poi dimenticare atteggiamenti negazionisti o minimizzanti dell’Olocausto o la tendenza ad instaurare improponibili paragoni tra la politica israeliana contemporanea e quella dei Nazisti.

Questo e molto altro testimonia un radicato pregiudizio inaccettabile in Paesi civili e democratici.

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