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Martedì, 23 Aprile 2024
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INVIATO CITTADINO Gli angeli dello Zuccari planano sulla Basilica di San Pietro nella loro facies originaria

Esposti, nella cappella del Santissimo Sacramento, fino al 5 gennaio

Gli angeli dello Zuccari planano sulla Basilica di San Pietro nella loro facies originaria. Resteranno esposti, nella cappella del Santissimo Sacramento, fino al 5 gennaio.

Un grande progetto artistico-storico-devozionale dal nome Ancient Wooden Heritage. Presentazione il 14 dicembre alle 17:00. Col Sindaco Romizi, il rettore Oliviero, il Soprintendente Lacava, il Direttore Generale della Fondazione Perugia Fabrizio Stazi, Cristina Galassi, responsabile del progetto. Presenti i restauratori Roberto Saccuman e Sabrina Montosi.

Presentazione al pubblico del restauro dei quattro angeli di Giampietro Zuccari, realizzato con il sostegno della Fondazione Perugia, nell’ambito di un progetto di manutenzione e restauro conservativo di arredi e sculture della basilica di San Pietro a Perugia

Le opere uscite dal sapiente scalpello dell’intagliatore Giampietro Zuccari. Personaggio di rango che lavorò per la cattedrale di San Lorenzo, per la comunità di Deruta, per la Compagnia del Suffragio, per la basilica di San Pietro.

La paternità dello Zuccari è attestata da un documento del 1615, conservato nell’archivio storico dell’abbazia e redatto dal padre economo Graziano.

Recita: «L’anno 1615 furno fatti sei angeli di noce tocchi d’oro per la chiesa, pagati di avanzi di industrie, non essendo posto ne l’entrata ne l’uscita alli libri, a parte furno dati denari da don gratiano nostro, et ci andò la controscritta spesa, videlicet: per il legname compro per mano del padre don Andrea scudi 12; pagati a mastro Pietro Zuccaro per la fattura scudi ottantaquattro; per indoratura e fattura scudi dicisette baiocchi 30; per spese e altro scudi diece».

È dunque chiaro che l’artigiano-artista, su commissione dei Benedettini, ebbe a realizzare sei angeli turiferari (ne sopravvivono quattro), manufatti in legno di noce, lumeggiati in oro zecchino. La loro destinazione doveva essere una parte elevata della chiesa. Furono invece sistemati sopra i seggi presbiteriali.

L’intervento di restauro ha comportato la rimozione del pesante strato di oli e cere presenti sulla superficie, insieme al robusto deposito di polvere accumulatasi nel tempo. Rimossa anche la porporina, chiodi e cavi elettrici nascosti nelle pieghe delle vesti.

Ora le opere sono così come le volle l’artista. Un prezioso recupero per la città.

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