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Venerdì, 19 Aprile 2024
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RIPIANI "Amore in quarantena", il terzo libro di Gino Goti

Sugli scaffali il terzo libro del regista, giornalista, film maker, scrittore… Gino Goti. Si parla di “Amore in quarantena”. Un corposa silloge (230 pagine) nata nel mese di marzo 2020 e prefazionata dall’Inviato Cittadino

Sugli scaffali il terzo libro del regista, giornalista, film maker, scrittore… Gino Goti. Si parla di “Amore in quarantena”. Un corposa silloge (230 pagine) nata nel mese di marzo 2020 e prefazionata dall’Inviato Cittadino.

Gino non è un neofita della poesia, sia come autore che come raffinatissimo lettore. Gli altri due libri sono usciti per i tipi di Guerra, riscuotendo ampio consenso.

Il tema dominante di questo libro è l’amore, rinato nel cuore nel mese di marzo. È marzo, appunto – sebbene in pandemia – il mese della riapertura alla vita, nel perpetuarsi eterno e misterioso, della natura. Che risponde alle proprie leggi. Mentre l’amore non risponde ad altri che a se stesso. Quell’amore, appunto, che ha orrore di tutto ciò che non sia bene. E questa raccolta lo dimostra inconfutabilmente.

Vengono in mente le parole scritte da Mogol “L’universo trova spazio dentro me”, così come un fiume d’amore si getta nel mare intimo, circoscritto eppure immenso del nostro Gino. Un artista e intellettuale di vaglia, che viaggia fra numerose forme d’arte.

Queste poesie di Gino riescono ad essere diverse, pur essendo omogenee nel tema. Insomma, non risultano tediose. Ed è la sfida che l’Autore riesce a vincere in questo libro, ideale proseguimento, a distanza di anni, di “Uno sguardo di carezze” e “Mani di luna”, usciti nel 1994 e nel 1998. Si completa così una trilogia improntata al sentimento, all’espressione di sé.

Gino, formato agli studi liceali, nel comporre le liriche di questo libro è orientato da una scelta etica ed estetica che si richiama alla classicità.

“Ethos” ed “Eros” come costume di vita votato alla dedizione amorosa, letta nel senso di tenerezza, elargita con generosità dazionale, senza risparmio.

“Estetica” come disciplina del bello, inteso nella sua valenza di “kalòs kài agathòs”, ossia di tutto ciò che è buono e, dunque, non può essere che bello. E viceversa.

Gino ha un’età importante. Ma sia detto senza rimprovero né ironia. Asserisce un personaggio di Cervantes: “Non c’è amore sprecato, signore”. E men che mai in questo libro.

Perché, con Gino, possiamo affermare che l’amore è come un’epidemia: più lo temi, più sei esposto al contagio. Ed è, l’amore, un male necessario. Anche doloroso. Qualche volta. Ma è una di quelle “malattie” dalle quali non si vorrebbe mai guarire. E questo libro di Gino lo documenta in modo irreprensibile.

Amore come croce e delizia, premio e punizione. Perché, come dice la Yourcenar, “L’amore è un castigo: siamo puniti per non aver saputo, o voluto, restare soli”. E l’amore, appunto, non ammette solitudine, ma è insieme delirio e quiete accesa, desiderio acuto e potente di condivisione. Perfino nel buio più oscuro, non siamo mai soli. Perché l’amore è un “delitto” per il quale si ha, giocoforza, bisogno di un complice.

Il volume ha una copertina a colori di Moreno Chiacchiera e porta in bandella un ritratto dell’autore eseguito da Serena Cavallini. All’interno, disegni, dipinti e grafiche (in b/n e a colori) di Paolo Ballerani, Ferruccio Ramadori, Stefano Chiacchella, Serena Cavallini, Giuseppe Fioroni. Un trionfo d’arte e di amicizia.

Amore, insomma, come alimento di vita. Lo è per Gino, lo è per noi che ne condividiamo le idee, la cultura, i valori di riferimento. Grazie, Gino, per questo libro bello. Struggente e dolcissimo.

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