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Aggiustare oggetti per ridurre i rifiuti e fare una carezza al pianeta: ecco a voi i Repair Café. "Riparare è prendersi cura dell'altro"

Un'iniziativa interamente basata sul volontariato, promossa dal Comitato Umbria Rifiuti Zero: la parola ad alcuni degli "angeli riparatori" e dove trovarli prossimamente

Riparare oggetti rotti per evitare che diventino rifiuti. Rifiuti spesso ingombranti, difficili e costosi da smaltire. Dare nuova vita a vecchi ricordi, risparmiare denaro, prendersi cura di qualcuno, rimettendo in funzione un qualcosa. Fare tutto questo per un alto senso civico e amore per l’ambiente in cui tutti viviamo. È questo, in sintesi, il senso dei Repair Café, una sorta di piccoli laboratori ambulanti che, una volta al mese, aspettano chiunque abbia un oggetto rotto da riparare. Undici “angeli riparatori”, i volontari del presidio, si alternano, ciascuno con le proprie abilità, competenza e passione, donando volontariamente il proprio tempo per effettuare le riparazioni.

“Sono ormai 5 anni che siamo itineranti con questa iniziativa - spiega Anna Rita Guarducci, Presidente del Coordinamento Regionale Umbria Rifiuti Zero aps, che promuove questa lodevole iniziativa -  ma ora vogliamo cercare un posto dove restare fissi perché intorno a questa esperienza della riparazione possono nascere tante iniziative di economia circolare
Abbiamo un team di 11 riparatori, si continuano ad aggregare persone che vogliono inserirsi e questo ci conforta, ma sta diventando impegnativo sostenere da soli tutte le spese. Per fare le riparazioni recuperiamo materiali da oggetti guasti; spesso le persone vengono a riparare oggetti che hanno un valore affettivo e così li possono rimettere in funzione. In caso di ricambi costosi, sono gli utenti stessi a reperirli.
Ora l’economia non gira più intorno alla riparazione, ma tutto è usa e getta: il messaggio che vogliamo dare con questa iniziativa è: riparare è possibile, gettare comporta di produrre più rifiuti. Al momento - conclude - stiamo cercando una sede fissa per poter avere più tempo per effettuare alcune riparazioni più impegnative e dare maggiore disponibilità alle persone”.

Carlo Minciotti, 62 anni, viene da Gubbio: “Mi hanno affibbiato il soprannome plastic man, perché come riparatore sono specializzato negli oggetti in plastica. L’ho fatto sempre in casa per hobby. Mi sono sempre approcciato con le riparazioni in funzione dei bisogni. Per la plastica, le riparazioni più richieste sono quelle di telecomandi dei televisori, o quelli di moto e scooter, cassetti di frigoriferi e altri composti di plastica. Mi sono messo a studiare il problema e sono arrivato a conoscere come riparare le plastiche degli elettrodomestici e dei camper. Ci tengo a sottolineare che non mi sostituisco, assieme ai miei colleghi del Repair Café, ai riparatori ufficiali: da noi arrivano persone con oggetti su cui nessuno è voluto intervenire, oggetti ‘da buttare via’”.

Federica Albizi è un’insegnante, ma non esita a dedicare il suo tempo libero alle riparazioni: la sua specializzazione è quella dei tessuti. “Già conoscevo il Repair Cafè perché l’avevo visto a Roma e in altre città, poi mi sono interessata se ci fosse anche a Perugia. Così ho conosciuto Anna Rita e gli altri. Riparo con la macchina da cucire, quando vengono le persone vediamo l’entità del danno e cerchiamo di ripararlo con fantasia e creatività.
Come insegnante, per me il gesto del riparare è come prendersi cura: un gesto che manca molto nella scuola dove specialmente negli ultimi anni con il digitale sembra che tutti siamo a posto. Invece quello di cui abbiamo tanto bisogno sono le relazioni umane, la manualità. Certo, il digitale fa comodo anche a noi riparatori! Basti dire che abbiamo una stampante 3D e quando manca qualche pezzo, possiamo ricrearlo con quella. Ma il Repair Café è molto di più”.

Gianni Migliorati è un po’ il team leader del Repair Café perugino: è presente fin dalla prima edizione. “La nostra attività è iniziata cinque anni fa e mi è sembrata una cosa bella, che ci impegna solo un giorno al mese, quindi molto fattibile. Pensiamo a quanta energia serve per costruire, imballare, vendere e poi smaltire un oggetto quando non funziona più. In particolare ai cosiddetti rifiuti RAEE, che hanno una particolarità: contengono componenti diverse come plastica, alluminio, ferro, terre rare e non vanno inceneriti, andrebbero smontati e separati perché non possono finire in discarica. Ebbene, questi rifiuti sono ricchi di materie prime preziose come ad esempio il Neodimio, che per estrarlo ci vuole una lavorazione enorme e si fanno dei danni ambientali importanti, e noi lo buttiamo via. Per questo io sono specializzato nella riparazione dei RAEE, ma non mi tiro indietro per qualunque altro oggetto”.
 

Qual’è la soddisfazione più grande che ha ricevuto nei vari Repair Café che ha frequentato?
“C’è un bell’ambiente tra noi riparatori, lo scopo è nobile, è bello vedere le persone come arrivano e come ripartono: abbiamo circa il 70% dei successi nel riparare gli oggetti, siamo molto soddisfatti. Abbiamo iniziato in due, ora siamo in undici: qui non serve essere scienziati termonucleari, bastano un po’ di passione e molta allegria, è un bel gruppo e ci si diverte. Inoltre ciò che si fa non è un’attività come un’altra, è un volontariato nel vero senso della parola. Riuscire là dove altri non riescono è di per sé una grande soddisfazione”.

Beh con queste premesse non ci resta che seguire la pagina Fb del Repair Café di Perugia, gestita da Michele altro volontario fondatore, e andare a curiosare al prossimo appuntamento, in programma domenica 13 Febbraio al mercatino svuota cantine dei Rimbocchi!

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