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Detti e tradizioni: oggi, 3 febbraio, è la Festa di San Biagio, protettore contro il mal di gola

Il vescovo martire armeno è patrono di Maratea e di altre località italiane. Appartiene alla categoria dei 14 cosiddetti “santi ausiliatori”, ossia quelli invocati per la protezione contro le malattie di una certa parte del corpo

Oggi, 3 febbraio, è la festa di San Biagio, defensor populi contro i mali della gola. Il vescovo martire armeno è patrono di Maratea e di altre località italiane. Appartiene alla categoria dei 14 cosiddetti “santi ausiliatori”, ossia quelli invocati per la protezione contro le malattie di una certa parte del corpo.

La tradizione popolare racconta che la nomea di tale protezione sia legata alla circostanza di un miracolo: quello di aver liberato la gola di un bambino da una lisca di pesce che lo soffocava. Mi piace riportare in pagina il disegno ironico che il mai troppo rimpianto Marco Vergoni realizzò in tema per il mio Breviario laico “…e lascia sta i santi!” (Aguaplano editore).

Che l’evento sia vero o meno, la fama di questo santo è principalmente dovuta a tale credenza. Nella località di San Biagio (comune di Marsciano) oggi si tiene la festa con relativa celebrazione liturgica.

È curioso ricordare le modalità secondo le quali si svolge la benedizione. Il sacerdote incrocia due candele e le pone davanti alla gola del fedele, il quale deve nel contempo recitare la preghiera dedicata al santo. In qualche luogo si unge anche la parte con crisma benedetto. È vero che il rituale è quasi pagano e la forma dell’incrociare qualcosa per esorcizzare il male è comune ad altri costumi di carattere antropologico. Ma sappiamo bene come la cristianità si sia spesso appropriata di modalità appartenenti al mondo politeista greco, etrusco e romano.

Ricordo che da bambini ci avevano insegnato a disporre le dita a croce e dirigerle contro un cane mordace, o comunque poco “pacioso”, recitando la formula “croce di chèni!”. L’Inviato Cittadino non sa se la protezione valga o meno, ma dichiara (grazie a tale espediente?) di non essere mai stato aggredito da un esponente della razza canina. Altri sono i cani che provano a mordere (rigorosamente bipedi!).

Sta di fatto che – come per faccende analoghe e rituali contro la jettatura – vale sempre la formula “non è vero… ma ci credo”.

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