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INVIATO CITTADINO Adisu. La storia infinita. Perché tanti lavori contemporaneamente

Se lo chiedono non solo gli studenti… ma la città intera

Adisu. La storia infinita. Perché tanti lavori contemporaneamente. Se lo chiedono non solo gli studenti… ma la città intera.

Domanda, e si domanda, un attento osservatore della vita universitaria cittadina.

“La residenza di S. Matteo in Campo d’Orto chiusa da anni, perché?”.

E aggiunge: “L’edificio di viale Faina chiuso da decenni. La prima palazzina per instabilità legata al terremoto storico. Ma anche il resto è congelato”.

E ancora: “Il Fatebenefratelli a chi viene assegnato? E quello storico di via Francesco Innamorati?”.

Questioni da approfondire.

Si domanda ancora: “Tutte le altre residenze in ristrutturazione, come Via Innamorati/Via Elce di Sotto, a che punto sono?”.

Elenca un’amara corona di servizi, ormai finiti nel dimenticatoio. Osservando: “Purtroppo questo Ente non ha più servizi come una decina di anni fa”.

Vuoi fare qualche esempio?

“Certamente: psicologo, medico per i fuori sede, ginecologa, tanta attività di prevenzione come per il fumo e l'alcol e problemi inerenti l'alimentazione”.

C’è dell’altro?

“Attività culturali come “Giugno in arte” oggi ridotto a un concorso di letteratura. E poi la musica per band studentesche”.

Ancora?

“Da ultimo, rilevante l’attività di Radiophonica per tutto il giorno e presenze di autori del mondo della comunicazione. Ormai alla frutta”.

È vero.

“A riguardo, l’Adisu ha vinto anche la location per un festival nazionale delle radio universitarie con l’intervento di studenti provenienti da altre emittenti Europee. Ma oggi non resta niente”.

Insomma: il Diritto allo studio come l’Araba fenice? Che ci sia ciascun lo dice, dove sia… nessun lo sa.

“Oggi, se guardiamo indietro, il diritto allo studio è tornato ad essere in peggio l'esercizio di garantire un pranzo e un posto letto, confidando nel privato che nel tempo ha sempre più ridotto questi servizi. Ma la logica che andava molto in voga allora, quella del "privato è bello", è anche un affare per il privato e Pantalone paga senza neppure essere soddisfatto nei propri bisogni”.

Conclusione condita con una domanda (retorica) amara. Anzi amarissima.

“Ce ne faremo una ragione?”.

Certo che no. La città e la rilevante componente studentesca vogliono qualcosa di diverso. E non ci sono nostalgici “come eravamo”. Ma c’è bisogno di risposte all’hic et nunc. Altrimenti la città diventa un deserto di cultura e umanità.

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