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Fur free Europe, l’iniziativa per mettere la parola fine agli allevamenti di animali da pelliccia

Gli allevamenti di animali da pelliccia sono una realtà ancora troppo attuale, ma l’iniziativa Fur free Europe vuole mettere la parola fine al loro sfruttamento

La cura e la tutela degli animali sono diventate sempre più importanti da attirare l’interesse non solo dei cittadini, ma anche dei governi. Nonostante questo ci sono ancora situazioni in cui gli stessi animali vengono sfruttati. È il caso di cincillà, visoni, volpi e molti altri che trascorrono la loro esistenza chiusi in gabbie, costretti a sopportare condizioni di vita inaccettabili.

Proprio il tentativo di porre fine all’allevamento e all’uccisione di questi selvatici per la creazione di prodotti di pellicceria ha spinto alcune associazioni animaliste a dare vita all’iniziativa “Fur free Europe” da sottoporre direttamente alla Commissione europea.

Gli obiettivi di "Fur free Europe”

L’importazione di prodotti di pellicceria da paesi europei e terzi è un fenomeno ancora radicato, per questo è nata la raccolta firme “Fur free Europe” attraverso l’Iniziativa dei Cittadini Europei. Si tratta di uno strumento che hanno a disposizione i cittadini comunitari per chiedere alla Commissione europea di presentare una proposta di atto o di dichiarazione.

L’Iniziativa dei Cittadini Europei “Fur free Europe” è sostenuta dalle associazioni animaliste europee rappresentate in Italia da Essere Animali, Humane society international/Europe, Ali – Animal law Italia e Lav. L’obiettivo è quello di raggiungere entro dodici mesi un milione di firme convalidate di cittadini di almeno sette Stati membri dell’Unione Europea.

“Fur free Europe”, vuole chiedere all’UE il divieto di allevare animali da pelliccia e di impedire l’importazione e la vendita dei prodotti di pellicceria, compresi quelli provenienti da paesi terzi, in tutta l’Unione europea.

Le condizioni degli animali da pelliccia in Europa

Il problema degli allevamenti degli animali da pelliccia è sempre stato di grande interesse per le associazioni animaliste. Tutto questo è emerso ancora di più a seguito dell’investigazione di Humane society international/Europe che per la prima volta ha realizzato un’inchiesta su un allevamento di cincillà in Romania. Dall’investigazione sono emerse condizioni di vita inaccettabili. Questi animali sono costretti a trascorrere la loro esistenza all’interno di gabbie sporche, posizionate all’interno di stanze buie e senza finestre. Rinchiusi in queste gabbie, sono sottoposti a uno stress costante perché obbligati a riprodursi continuamente e impossibilitati a camminare all’interno di box formati da fili metallici che li fanno scivolare.

Complice della sofferenza di questi animali è anche l’Italia che importa pellicce grezze, conciate e prodotti di pelletteria direttamente dalla Romania. Una situazione che rende sempre più evidente che non basta semplicemente vietare al paese dell’Est Europa l’allevamento di animali da pelliccia, ma la stessa Unione Europea deve agire in prima persona per evitare l’importazione di questi prodotti.

La situazione degli allevamenti in Europa e Italia

Fortunatamente nell’Unione Europea sono 13 gli Stati che hanno messo al bando l’allevamento degli animali da pelliccia: Austria, Belgio, Croazia, Estonia (dal 2026), Francia, Irlanda, Lussemburgo, Malta, Olanda, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia e l’Italia. Il nostro paese ha vietato l’allevamento di questi animali nel 2022, un traguardo importante perché con questo divieto si salvano circa 60mila visoni. Sono nati però subito dei problemi sulla sorte di questa specie e su come disciplinare la sua cessione.

In base all’ultima Conferenza Stato-Regioni convocata il 12 ottobre del 2022 in cui si doveva decidere l’indennizzo ai proprietari degli allevamenti e disciplinare la cessione e la detenzione di questi animali, le regioni ancora non hanno preso una decisione. Si è infatti scelto di rimandare la regolamentazione dei requisiti strutturali e gestionali degli edifici che dovranno accogliere gli animali a un ulteriore Decreto interministeriale.

I passi da compiere nelle diverse direzioni sono ancora tanti, ma firmando l'Iniziativa dei Cittadini Europei “Fur free Europe” di sicuro ci potrà essere un piccolo progresso contro lo sfruttamento degli animali da pelliccia.

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