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Depressione dei cani nei canili: gli esperti spiegano come affrontarla

Nei canili i pet possono andare incontro a stati depressivi, molto difficili da riconoscere: gli esperti ci raccontano come gestirli

I cani sono animali sensibili e sono ormai diventati una parte integrante della famiglia, donando affetto, ma ricevendone anche tanto. Non tutti però hanno la fortuna di poter vivere all’interno di una casa, circondati dall’amore delle persone.

Alcuni pelosi infatti subiscono il trauma dell’abbandono e improvvisamente si trovano a vivere in canile. Pur essendo un luogo in cui i volontari li assistono e si prendono cura di loro, l’esperienza per alcuni quattro zampe può essere traumatica e stressante tanto da sfociare in comportamenti anomali. Non è raro che i cani costretti a vivere in un box siano depressi, uno stato d’animo che si fa fatica a riconoscere e che deve essere approfondito per la sua complessità.

Lo sanno bene Eleonora Bizzozero, educatore cinofilo e docente della scuola ThinkDog, che da molti anni lavora come volontario nei canili e la dottoressa Manuela Michelazzi, medico veterinario comportamentalista, specialista in etologia applicata e benessere degli animali da affezione, oltre che Direttore Sanitario del Parco Canile di Milano a cui abbiamo deciso di porre alcune domande per capire meglio come comprendere e affrontare il fenomeno della depressione dei cani in canile.

Adottare un cane dal canile: i falsi miti da sfatare

Voi siete delle professioniste nei vostri rispettivi campi. Con il vostro occhio allenato è più semplice capire quando un cane è depresso o meno?

Si fa fatica a riconoscere i sintomi della depressione perché, alla vista delle persone, quando il personale si avvicina ai box, i cani si mostrano apparentemente molto felici, fanno le feste e sono gioiosi. Ma quelli sono solo dei momenti. Poi, a canili chiusi, per molte ore della loro vita, i cani tornano a sentirsi soli, tristi, abbattuti, è un’apparente felicità la loro. A volte lo stress cronico che causa stati depressivi forti è scambiato addirittura per "stupidità", anche dagli stessi addetti. Ad esempio il cane che fa di tutto pur di uscire dal box e una volta fuori in passeggiata vuole immediatamente rientrare, o quel cane che portato a passeggio cammina con troppa calma senza annusare ed esplorare l’ambiente, sono tutti segnali di forme gravi di stress prolungato dovute alla situazione della vita in canile e sono spesso condizioni molto preoccupanti.

Ci sono dei comportamenti che mettono in allarme e preannunciano uno stato depressivo?

Ci sono cani che, una volta fatto il loro ingresso in canile, dopo una vita in famiglia o da randagi liberi, si lasciano letteralmente andare. Scelgono di non mangiare, non giocano, non esplorano l'ambiente, sviluppano sintomi del tutto simili a quelli della depressione nell'essere umano. Altri rispondono, invece, con stati di grande ansia, con atteggiamenti che denotano vero terrore, anche con una certa aggressività da paura.

Cane in cerca di sicurezza

L’età dei cani può influire su un possibile stato depressivo?

Cambiare ambiente e trovarsi immersi in una realtà completamente diversa senza stabilità, senza le normali consuetudini quotidiane, né le proprie figure di riferimento, è fonte di grande imprevedibilità e gli stimoli stressanti continui che ci sono nelle strutture sono davvero molti. Mentre i cuccioli che entrano in canile godono di una maggiore dose di energia per fronteggiare questa condizione di vita, i cani anziani, hanno meno capacità di adattamento e hanno più bisogno di sicurezze e routine. Quando entrano in canile possono facilmente sentirsi depressi e non sempre riescono ad adattarsi.

La razza e alcune caratteristiche comportamentali possono portare i cani ad essere depressi?

Tutti quegli individui che geneticamente sono molto portati alla collaboratività con l'uomo subiscono l'assenza dell'essere umano in maniera più dolorosa rispetto alla condizione di mancanza di libertà. Allo stesso modo le razze che hanno la tendenza ad essere affiliative, se non hanno più un gruppo sociale a cui appartenere, sono più fragili. Ad esempio le razze come i pit bull o gli amstaff cadono con maggiore frequenza in stati depressivi che arrivano fino all'autolesionismo più estremo.

Per compensare la mancanza di una figura umana può essere utile per i cani condividere il box?

C'è la possibilità che condividere un legame, e uno spazio box, da parte di due cani possa alleviare la sofferenza e lo stress ma solo se la coppia è stata formata in maniera precisa. In caso contrario i cani non saranno veramente compagni di vita e non condivideranno altro che uno spazio. A volte il fatto che due cani messi insieme non litighino non significa che stiano bene e che non soffrano di solitudine, ma piuttosto che, dovendo condividere forzatamente uno spazio, si tollerino al fine di evitare i conflitti fisici.

Negli ultimi anni la presenza di educatori cinofili è sempre più diffusa, quindi in qualche modo siete in grado di alleviare la vita dei cani all’interno del canile.

Sia per cani che sono stati randagi o semiselvatici, che per quelli che hanno vissuto con l'essere umano prima di entrare in canile, il dolore maggiore è quello di non appartenere più a un gruppo familiare stabile, fatto che destabilizza il cane e causa insicurezza. Per questo l'ideale è cercare di organizzare una certa routine anche in canile, una scansione di tempi e attività che offra sicurezza, come le uscite regolari e la garanzia di qualcuno che stia vicino al pet. Consiglio sempre di regalare un po' di compagnia al cane anche nel suo box, non solo nel momento dell'uscita. Dopo ogni passeggiata sarebbe utile che il volontario di riferimento trovasse almeno dieci minuti di tempo per poter condividere delle attività semplici con il cane all'interno di quella che per lui è la sua casa: qualche massaggio calmante, un momento di riposo insieme, qualche minuto di condivisione dello spazio del box.

Cane in cerca di contatto fisico

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Per la tranquillità del cane come deve essere organizzata la presenza di esperti e volontari?

Tempo e contatto con l'essere umano sono importanti per il benessere dei cani, ma altrettanto importante è la rotazione dei volontari: è fondamentale avere cura di non creare legami "morbosi" di attaccamento perché in quel caso, il volontario che si allontana diventa fonte di dolore per il cane. Non dobbiamo cadere in quell'errore di essere felici che il pet sia troppo eccitato di vederci, perché quell'attaccamento eccessivo lo farà soffrire di più nel momento della nostra assenza.

Cosa possono fare le istituzioni per migliorare le condizioni psicologiche del cane e arginare il rischio depressione?

Una buona gestione è quella che tiene conto anche del benessere psicologico del cane perché un individuo sano mostra comportamenti normali, è più facilmente adottabile e non verrà restituito al canile. È sicuramente necessario da parte delle istituzioni fare una maggiore opera di prevenzione per evitare che i canili si riempiano. Quando il cane è in canile, invece, bisogna da subito impostare un percorso di adattamento (o rieducazione). I quattro zampe e le famiglie vanno preparati, per questo è importante un percorso pre-adottivo per i pelosi che saranno adottati e per le potenziali persone adottanti. Inoltre, deve essere fornito loro un supporto per piccoli problemi anche dopo l'adozione.

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