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Città di Castello, l'imprenditore del mistero di Monte Cristo prova ad evitare processi e sentenze... con i servizi sociali

Udienza preliminare al Tribunale di Grosseto dove è stata presentata la richiesta da parte dei suoi legali

Si è svolta nella mattina di giovedì 16 febbraio l'udienza preliminare, nel tribunale di Grosseto, per Davide Pecorelli, l'imprenditore altotiberino, proprietario di un centro estetico a Sansepolcro e arbitro di calcio della sezione di Arezzo fino alla serie C, sparito in Albania facendosi credere morto per poi ricomparire nell'Isola di Montecristo 8 mesi dopo.

Città di Castello, arrestato Davide Pecorelli, il ''Conte di Montecristo''

Il quarantasettenne doveva rispondere di sostituzione di persona, per aver riferito ai proprietari dell'albergo di essere un geologo e di chiamarsi con un altro nome, che era stato anche riportato nel documento consegnato alla reception. Stessa cosa che aveva detto ai carabinieri di Piombino. Pecorelli era stato poi interrogato dai magistrati a Perugia: aveva raccontato di sapere che a Montecristo c'era il tesoro e che era andato lì per prenderlo. Per questo il pm di Grosseto aveva chiesto il rinvio a giudizio anche per autocalunnia.

L'altotiberino, giovedì 16 febbraio, assistito dal legale di fiducia, l'avvocato Andrea Castori, si è presentato davanti al giudice e ha chiesto la messa alla prova che la Riforma Cartabia rende ora possibile anche in casi come quello dell'imprenditore. La messa alla prova infatti permette la sospensione del procedimento e lo svolgimento di un programma di reinserimento, come lavori di pubblica utilità. L'esito positivo della prova, fa estinguere il reato. Dopo la richiesta il giudice Marco Mezzaluna ha rinviato l'udienza a metà giugno, quando emetterà la decisione.

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