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Il saluto del vescovo della Diocesi di Citta’ di Castello al consiglio comunale: "Sono tempi difficili, ma invito tutti alla speranza. Dio e con noi"

Monsignor Domenico Cancian: “Grazie di cuore per l’accoglienza, per il bene che mi avete voluto con tutti i miei limiti. Vi assicuro il mio affettuoso ricordo.”

Poco dopo le ore 18 di questo pomeriggio per la prima volta nella sua storia, il consiglio comunale ha dedicato una seduta al commiato con il vescovo della Diocesi di Città di Castello.

I componenti della massima assise cittadina hanno incontrato monsignor Domenico Cancian per un saluto ufficiale a coronamento del mandato episcopale di 15 anni terminato con le dimissioni presentate a Papa Francesco per raggiunti limiti di età.

La seduta ordinaria convocata dal presidente del consiglio comunale con questo unico punto all’ordine del giorno ha garantito al sindaco, agli assessori della giunta e ai consiglieri comunali di testimoniare al vescovo uscente la riconoscenza per il lavoro svolto e gli auspici per il futuro della Diocesi tifernate, di cui monsignor Cancian è divenuto amministratore apostolico dopo la nomina a vescovo di monsignor Luciano Paolucci Bedini (che, dopo la nomina del 7 maggio scorso, farà il suo ingresso ufficiale nella Diocesi di Città di Castello sabato 18 giugno, alle  18) attraverso l’unione "in persona episcopi" delle sedi diocesane di Città di Castello e di Gubbio decisa dal Santo Padre.

“Ricordo bene il momento in cui ho messo piede qui nel palazzo comunale 15 anni fa.   Ricordo l’accoglienza dell’allora sindaco Fernanda Cecchini. Da allora – ha detto Monsignor Cancian, in apertura del suo intervento - mi sono sentito cittadino tifernate a tutti gli effetti. Col sindaco Luciano Bacchetta ed ora con Luca Secondi abbiamo condiviso le gioie e le sofferenze della città, le feste, i lutti, la pandemia, tanti momenti ufficiali e innumerevoli incontri personali. Era prassi scambiarci qui gli auguri di Natale e Pasqua, ritrovarci per San Florido,  per qualche manifestazione anche religiosa in piazza, per la processione del venerdì Santo, del Corpus Domini. Dalla mia finestra ho ammirato ogni giorno i due palazzi, quello del comune e quello del vescovado, che insieme alla cattedrale, delimitano piazza Gabriotti (piazza di sotto).

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Mi parlavano della bellezza dell’arte che unisce in modo stupendo cultura umana e cristiana, storia civile e religiosa in una sintesi straordinaria. Piazza Gabriotti è luogo d’incontro, delle feste, del mercato, una vera agorà che aiuta a superare la solitudine e favorisce la relazione.

Ho cercato – ha proseguito monsignor Cancian - nel rispetto dell’autonomia dell’azione politica e di quella ecclesiale, la collaborazione per promuovere il bene comune, i valori che sono alla base della convivenza civile e ancor più della fratellanza, fondamenti di una comunità di alto profilo. La grande partecipazione alle celebrazioni di San Florido hanno aiutato a tener viva l’identità vera e profonda della comunità Tifernate costruita, anzi ricostruita in modo straordinariamente bello, dai nostri Patroni, riconosciuti padri della Città e della Chiesa. Il nostro tempo con le nuove sfide del III millennio, specialmente quelle attuali della pandemia e delle guerre con le relative preoccupanti conseguenze, ma anche con le preziose e creative risposte in atto, trova nella nostra storia l’ispirazione per realizzare un nuovo umanesimo declinato su una più matura concezione della democrazia, della libertà, della giustizia, della pace e della fraternità. Concludo con un invito alla fiducia e alla speranza fondate sulla buona volontà di tutti e anche sulla certezza che Dio è dalla nostra parte.

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Tantissime volte vi ho ricordato nella preghiera e vi ho benedetti. Sulla lunetta della Porta gotica della Cattedrale, che si affaccia ancora sulla Piazza Gabriotti, sono affrescati i nostri santi: Crescenziano primo evangelizzatore, Florido e Amanzio che pregano la Madonna col bambino affinché benedicano la città. Alla base dei due bassorilievi del portale sono scolpite due allegorie che simboleggiano la giustizia e la misericordia. I nostri padri avevano capito bene che queste sono le due colonne portanti di sempre. Grazie di cuore per l’accoglienza, per il bene che mi avete voluto con tutti i miei limiti. Vi assicuro il mio affettuoso ricordo. Domenico, che continua a sentirsi cittadino Tifernate nonostante cambi residenza”, ha concluso Monsignor Cancian.

Al termine della seduta, sindaco e presidente del consiglio comunale gli hanno consegnato una targa ricordo su opera dello Sposalizio della Vergine di Raffaello realizzata da artigiano tifernate: “dalla casa dei cittadini il grazie più sentito ed affettuoso per il suo alto mandato pastorale svolto nel corso di 15 anni che hanno segnato in maniera indelebile la storia della nostra comunità. Grazie”, ha dichiarato il sindaco.

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