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Perugia, Santopadre accantona Camplone: "Addio. Adesso si riparte"

Il presidente ha annunciato che "il rapporto con Andrea Camplone si è concluso. Abbiamo parlato a lungo e abbiamo preso la decisione di comune accordo"

Andrea Camplone non è più l'allenatore del Perugia. Il presidente Santopadre, nella usuale conferenza stampa di fine stagione, ha annunciato che “il rapporto con Andrea Camplone si è concluso. Abbiamo parlato a lungo e abbiamo preso la decisione di comune accordo. Posso dire che abbiamo fatto bellissime cose insieme e abbiamo avuto anche alcuni dispiaceri, ma credo che questi ultimi ci abbiano unito e reso amici. Poi però – prosegue Santopadre – lui fa l'allenatore e io il presidente:  i cicli si possono concludere, non credo ci sia un motivo in particolare per cui questo sia avvenuto. Tutto e due le parti avevano bisogno di nuovi stimoli per proseguire l'avventura. E e chiudendo sull'argomento: “Con Andrea ci siamo lasciati in maniera importante, il nostro rapporto proseguirà al di là del calcio. Voglio ringraziarlo perché ha fatto tanto per la società, così come la società ha fatto molto per lui. È una persona corretta, onesta e ha sempre creduto in quello che faceva: in alcuni momenti i risultati gli hanno dato ragione, in altri meno, però devo valutare i 3 anni e Camplone e credo che meriti un grande applauso”.

E ora? “Adesso si riparte. Il Perugia ha avuto uno stop, brusco, perché pensava di potercela fare. Questo è un gruppo importante, di amici, che aveva trovato nella società una famiglia. Se fosse per me riconfermerei tutti i giocatori: una parte di loro è in prestito, vedremo chi riusciremo a tenere, ma sono sicuro che con il nostro staff saremo in grado di trovarne anche di più forti. Dunque calma, spero di dare presto il nome del successore di Camplone. Faremo degli incontri e poi annunceremo il nuovo tecnico”.

I progetti per il futuro: “Sapete che la parola non mi piace molto. Il mio progetto è di lavorare 14 ore su 24, e mi aspetto che chi lavora con me faccia lo stesso, altrimenti è giusto che si faccia da parte. Se questo significa mettere pressione, mi dispiace, ma io dal Perugia calcio pretendo questo. Il progetto è: sacrificio, sudore, umiltà, abnegazione. Se tutte queste virtù si mettono insieme possiamo arrivare in serie A. Non so quanto ci vorrà, io mi sono dato una scadenza: un anno è passato, ne mancano altri due, ma questo non è un termine. Se io sarò ancora il presidente fra 4 anni, proverò ancora ad andare in serie A. Quest'anno abbiamo ottenuto risultati straordinari e una partita persa per un errore individuale e un calcio di rigore non cancellano quella che sta facendo il Perugia: noi siamo una realtà nazionale, abbiamo fatto 47 affiliazioni, più altre 23 in attesa di ricevere risposta. Questo progetto è ampio e diventerà una cosa importantissima”.

Il presidente risponde a chi gli chiede di un possibile incarico dirigenziale per Comotto: “È Gianluca che ci deve comunicare le sue intenzioni. È una persona talmente importante che credo che debba essere lui a decidere. Non escludo poi che possa continuare a giocare per un altro anno”.

Le neopromosse in A, due sorprese, due progetti diversi: “Non c'è un modello perfetto: il Frosinone ha mantenuto buona parte della rosa dello scorso anno ed è stato promosso, gli faccio i complimenti; è anche vero che il Carpi ha cambiato 12 elementi rispetto a quelli della passata stagione, quindi anche loro sono stati bravi. Il calcio non è una scienza esatta, non c'è una ricetta perfetta”.

Si passa poi alle questioni economiche, fondamentali per programmare la prossima stagione: “Ci saranno dei surplus economici di 500-600mila euro per ogni società grazie al contratto siglato dalla Lega con Sky. Le mie risorse economiche saranno quelle che ho sempre messo, poi dipende da come andrà: se gli abbonati saranno gli stessi di questo anno, se gli sponsor non ci abbandonano, gli investimenti saranno uguali al passato. Ho messo una cifra importante sul museo, so che è una cosa che ci unirà. L'unione ci farà arrivare in serie A, il museo è una cosa che unisce, in Italia ci sono poche squadre che ce l'hanno: andiamone e andatene fieri”.

In alcuni momenti il Grifo è parso poco cattivo: “Abbiamo fatto anche questo discorso, ma non possiamo fare una squadra solo di grinta, altrimenti andiamo a prendere 20 muratori e li facciamo giocare. Il nostro obiettivo è quello di far giocare bene la squadra, non possiamo snaturarci. Ovviamente cercheremo di aprire gli occhi anche su altre caratteristiche dei calciatori: punteremo sugli italiani, perché magari hanno più voglia di centrare immediatamente l'obiettivo serie A di uno straniero appena arrivato in Italia”.

Sul finire il presidente dice la sua sulle due facce opposte del calcio: “Quei 15 minuti di applausi della Nord alla squadra stanno facendo il giro del mondo, quello è il bello del calcio. Poi purtroppo come in tutti i settori in cui girano i soldi ci sono anche i delinquenti. Il calcio è la Curva Nord, non gi scandali degli ultimi tempi, noi saremo una bandiera in Italia. Non posso accettare che qualche bandito mi rubi il cuore”.

Sui tifosi: “Non credo sia giusto fare un appello agli abbonati: chi si abbona diventa socio del Perugia calcio, chi compie questo sacrificio, magari piccolo preso singolarmente, diventa enorme per me, perché significa che ho 7mila persone che credono in me e nel mio lavoro. E mi sento addosso la responsabilità di pagare questa fiducia. Perciò non mi sento di chiedere niente, deve essere il loro cuore a farli essere con me e con noi”. 

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