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Perugia, Nzita è pazzo del Grifo: "Innamorato della Nord e del 3-5-2 di Cosmi"

In quarantena a Bruxelles per l'emergenza coronavirus, il giovane terzino belga ha in testa solo il biancorosso: "I tifosi e il Curi le prime cose di cui ho parlato alla mia famiglia, voglio conquistarmi un posto in rosa anche per la prossima stagione"

Eppure l'inizio non è stato facile per un ragazzo alla sua prima avventura tra i 'grandi', che nel nostro Paese non c'era mai stato nemmeno da turista: "A parte la lingua, le difficoltà maggiori sono state quelle tattiche perché in Belgio si basa tutto sulla tecnica, mentre qui è importante anche difendere. Prima di lasciare il Belgio del resto sapevo che venivo in Italia per imparare e per crescere anche dal punto di vista fisico. In tutto questo Oddo, che era anche lui un terzino e ha giocato in un grande club come il Milan, mi ha aiutato moltissimo fermandosi spesso solo con me e facendomi fare degli allenamenti personali". E proprio il campione del mondo, nella prima fase della stagione, a un certo punto ha deciso che era il momento di testare Nzita in una gara vera: "Nell'allenamento prima della trasferta di La Spezia il mister mi ha chiesto 'come ti senti?', 'bene' ho risposto io e a quel punto mi ha detto: 'domani farai una grande partita'. Da lì però - sorride il laterale mancino - ho iniziato a essere stressato".

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Eppure la prima da 'pro' è andata bene, con un pari in rimonta (2-2) e l'esame superato da Nzita: "Quando è iniziata la partita avevo un po' paura dei tifosi - ricorda - perché erano venuti in tantissimi anche lì. Piano piano però, sentendoli cantare ho preso coraggio, la tensione si è sciolta e ho pensato a giocare grazie anche a tutti i compagni che mi incitavano in campo e dalla panchina". Quei compagni con cui sembra avere grande feeling: "Sto bene con tutti e tutti mi vogliono bene, a cominciare da Di Chiara che durante gli allenamenti mi spiega come difendere e come mettere i cross in area. All'inizio ho legato più con quelli che parlavano in fancese, come Kouan, o in inglese  come Dragomir e il mio amico Fernandes, con cui dividevo la camera in trasferta, ma anche Capone e Diego (Falcinelli, ndr) che - dice sorridendo - mi traduce il perugino di Cosmi".

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