L'INTERVENTO Assembramenti a Perugia per le Frecce Tricolori: "Ecco perchè abbiamo manifestato sulle scalette del Duomo"
Riceviamo e Pubblichiamo l'intervento degli autori della protesta post-folla a Perugia per le Frecce Tricolori che hanno denunciato due pesi e due misure nella gestione (e relative ordinanze) dopo gli assembramenti avvenuti nello scorso fine settimana.
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Un assembramento è un assembramento e non esistono persone o motivazioni di serie A e di serie B che lo rendano più o meno legittimo in questo momento storico. Eravamo lì con quello striscione per la rabbia, la frustrazione e l’imbarazzo provocato in noi dalla gestione degli eventi degli ultimi giorni da parte dell’amministrazione che, a quanto pare, opera appunto secondo certe differenziazioni. Lungi da noi stare a giustificare quanto accaduto nel primo venerdì di riapertura in Centro Storico: condanniamo profondamente risse ed assembramenti, che però si sarebbero potuti evitare facilmente continuando a far presidiare i luoghi di maggiore interesse dalle forze dell’ordine, che però quella sera erano quasi totalmente assenti.
Crediamo che ognuno debba assumersi le proprie responsabilità e così come le singole persone che hanno contribuito alle azioni di venerdì sera non sono giustificabili, allo stesso modo non è giustificabile l'assenza di controlli e misure preventive atte a garantire la tutela della salute dei cittadini. Sta di fatto che tutto ciò si è tradotto in un automatico accanimento mediatico contro i giovani (a che età finisce la gioventù? E quand’è che non si è più abbastanza giovani per uscire? Chiedo per un amico) e un’ordinanza da parte del Comune che penalizza ulteriormente i commercianti, già in ginocchio dopo i due mesi di chiusura. Il Sindaco Romizi dice in un’intervista di UmbriaRadio “La motivazione dell’ordinanza è stata certamente di carattere precauzionale” anche se precauzionali sarebbero state piuttosto delle misure di controllo durante la serata di venerdì. Questo gioco del tappa i buchi poteva essere anche accettabile, nonostante il carattere abbastanza repressivo e molto poco educativo, ma dopo aver visto l’assembramento di ieri per il passaggio delle frecce tricolore è stato abbastanza chiaro a tantissimi che c’era qualcosa che non tornava.
Senza star qui a discutere su quanto potesse essere sensato o no il passaggio delle frecce, se seguiamo la logica che accusa il pubblico giovanile di creare movida illegale (operando automaticamente una distinzione tra giovani e vecchi) sarebbe comunque potenzialmente più pericoloso per i cittadini, per motivi a tutti noti, un assembramento di persone “vecchie”. Basta mettere a confronto le foto delle due giornate per verificare personalmente che esiste un pubblico di serie A a cui tutto è concesso, assembramenti compresi che, ricordo, sono severamente vietati anche nell’ultimo dcpm. Anche se tutti indossano le mascherine, anche se tutti mantengono il metro di distanza. L’idea di due ragazze di scendere in piazza con uno striscione era semplicemente quella di far sentire la nostra voce, il nostro pensiero, la nostra rabbia per questi atti d’incoerenza, per questo trattamento differenziato (e no, non siamo state pagate dai commercianti e non è stato nemmeno un attacco politico di parte.)
C’è chi l’ha voluta chiamare manifestazione, noi la chiamiamo diritto di parola. Purtroppo però siamo in un popolo a cui è permesso di riempire i social di qualsiasi genere di opinioni (molte volte anche violente) ed invece per un pensiero onesto in piazza di due ragazze devono intervenire ben due macchine della polizia, una dei carabinieri e una dei vigili urbani, oltre che vari agenti della Digos in borghese. Siamo in un paese in cui i genitori e i nonni che ci accusano di essere una generazione rovinata, senza spina dorsale, che non scende più in piazza come una volta, con la stessa enfasi ci puntano il dito contro nel momento in cui esprimiamo un pensiero poco comodo. Caterina e Oriana