Che cosa succede nella zona di Norcia?
La zona di Norcia, già profondamente segnata e provata dalla catastrofe del terremoto sta subendo un altro, ennesimo grave colpo, una delle sue località più suggestive sta per essere sfregiata in modo irreparabile. Si tratta di una delle numerose ferite che questo territorio sta subendo per mano dell’uomo, come se la natura non si fosse già accanita a sufficienza. Il primo caso riguarda la zona di Castelluccio di Norcia, nota per la sua produzione eccellente di lenticchie, nonché meta turistica che attraeva migliaia di visitatori l’anno ad osservare il variopinto panorama reso tale dalla fioritura proprio delle piante di lenticchie non sarà mai più come prima. Una lingua di cemento sta deturpando il paesaggio mozzafiato e più unico che raro nel suo genere. La Regione Umbria ha infatti autorizzato la costruzione del cosiddetto “Deltaplano”, ovvero una sorta di Centro Commerciale che, come è possibile vedere da foto pubblicate da cittadini e turisti sui social, deturpa in modo vergognoso l’area della piana di Castelluccio. Secondo punto: come Verdi avevamo già segnalato il sequestro della struttura del Centro Boeri un ambiente dedicato e fortemente utilizzato dalla popolazione locale, che per propria scelta ha deciso di non abbandonare l’area di origine, ma l’emergenza per quelle aree non è assolutamente terminata: anche nel caso in cui siano stati commessi degli illeciti, questi vengano perseguiti, senza però attuare il sequestro dello spazio. Optare per l’interdizione all’utilizzo della struttura si è rivelata una soluzione che, di fatto, sta ottenendo il solo risultato di penalizzare i residenti della zona già notevolmente provati psicologicamente ed economicamente dalle continue scosse di terremoto. La terza nota dolente purtroppo è quella del gasdotto che attraversa la colonna vertebrale appenninica del nostro Paese. Per dirla alla spicciolata si tratta di un tubo pieno di gas che va da Sulmona a Foligno passando per le zone de L’Aquila, di Norcia e Visso. Le zone interessate dagli ultimi terremoti, dal 1997 ad oggi. Chiaramente la prima domanda che viene da porsi è senza dubbio: cosa succederebbe ad una condotta di un metro e venti di diametro, piena di gas ad una pressione di 75 atmosfere, se arrivasse un terremoto come quello che ha spezzato il monte Vettore ? Per questo motivo è necessario che si inizi a pensare in maniera più rispettosa per la natura, per il territorio e per la popolazione che vive in quella zona, che oltre a subire da più di vent’anni scosse di terremoto più o meno devastanti, deve lottare anche contro l’uomo stesso che con le sue opere pensate e realizzate in maniera scellerata mette ancora più a repentaglio la loro vita, o sfregia definitivamente un paesaggio o, impedisce l’utilizzo di una struttura ecosostenibile che dovrebbe essere un centro di ritrovo per una comunità fin troppo martoriata. Fausto Gargaglia Commissario Verdi per L’Umbria