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NUVOLE di Antonio Carlo Ponti | A cena con Silvio Garattini nella bellissima Bevagna

La cena medievale del 3 giugno apre sontuosamente il “Mercato delle Gaite” anno 2023 (14-25) – la pandemia è ormai alle spalle – e si torna a giocare con la Storia immaginata e ricostruita con rigorosa filologia oltre trent’anni fa, remoti i tempi in cui una Gaita cucinò una pietanza con il pomodoro. Il periodo è la metà del Trecento. Piove e anziché in piazza Filippo Silvestri (il sommo entomologo verrà onorato in autunno per i 150 anni dalla nascita) entriamo nel chiostro di san Domenico, addobbato e inondato di fiaccole accese, scenografia di Davide Gasparrini e cibi e tutto per cura della Gaita San Pietro. Sono invitato dalla Sindaca Annarita anche perché cittadino onorario di fresca nomina, come Giuseppe De Rita inventore del neologismo “bevagnizzazione”. Sono al tavolo con un altro cittadino onorario, il professor Silvio Garattini, scienziato farmacologo di fama mondiale. 

So che ha una casa a Todi, dico per sciogliere il ghiaccio, son venuti a prenderla lì? No, sono in macchina. Ah, Enrico Galardini (segretario del Premio Pisello) il suo autista. No, non manco mai alla cena inaugurale delle Gaite e guido io, oggi che son vedovo, allora era mia moglie. Scopro che a 94 anni Silvio Garattini se ne viene a Bevagna in auto solo soletto, e a notte fonda se ne torna nei dintorni di Todi, dove mi dice che non frequenta i vip con ‘casa seconda’ ma preferisce parlare con la gente del posto. Bevagna e Todi non sono considerate due realtà socioculturali inimitabili per la vita a misura di persone? Io a differenza del professore ho molto appetito e macino la frutta secca e fresca che apre le “immissioni” cioè le portate sul menù. Ricette rigorosamente trovate su codici e documenti. 

Divieto solo a pomodoro e a patate. E a cioccolato. Cibi precolombiani. Il professore mangia abbastanza, non beve vino, ma acqua, come Luisa e Paolo Pisello. Solo io e Gianluca Prosperi ci scoliamo un paio di bicchieri, Enrico Galardini e Antonio Pirillo, gli altri commensali, non so. Ma tutti assaggiamo l’ippocrasso, vino rosso medicato e speziato, in sintonia con l’idea stessa del convivio incentrato su “la via delle spezie”, e così lo spettacolo s’è sdetto inventato e diretto da Davide Gasparrini, geniale scenografo nato a Bevagna. Io, travolto da oblio e senescenza non riconosco Matilde Mondi che ci serve, in costume trecentesco, piatti e bevande. 

Un gigantesco elefante di stoffe imbottite scorrazza fra trampolieri in maschera di morte, ‘ingoiatori’ di spade e mangiatori di fuoco. Si fa allegramente l’una di notte. La notte è piccola dice una canzone. Tender is the night, tenera è la notte scrivono all’unisono John Keats e Francis Scott Fitzgerald. Io e Garattini siamo due vecchi mica tanto teneri, però.

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