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Domenica, 28 Aprile 2024
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NUVOLE di Carlo Antonio Ponti | Talete di Mileto: il primo filosofo che si affida allo stupore e al tempo... per conoscere la vita

Talete. Filosofo, astronomo, matematico. Eh sì! È lui ad aprire “I presocratici. Frammenti e testimonianze”, libro prezioso curato da Angelo Pasquinelli, studioso morto a neppure trent’anni. I presocratici sono i pensatori venuti sulla terra a mostrarne il senso e a tentar di capire il mistero della vita e delle donne e degli uomini che la popolarono e la popolano.

Prima di Socrate. Talete nacque nel 640 a.C. ossia quasi tremila anni fa. Wow! E prima di Platone (“Teeteto“, 155 d.): «…ché questa disposizione, la meraviglia, è propria della natura del filosofo. E la filosofia non si origina altro che dallo stupore…». A me pare un’osservazione fenomenale, semplice e pura come acqua sorgiva (per Talete l’acqua è il principio delle cose e il dio la mente che dall’acqua ha creato tutti gli esseri). Talete ha per dir così come biografo Diogene Laerzio che ci fa conoscere molte sue sentenze: il più antico degli esseri è il dio, poiché è ingenerato; il più bello è il mondo, perché è opera del dio; il più grande è lo spazio, che abbraccia tutto; il più veloce la mente, che tutto percorre; il più forte la necessità, che tutto vince; il più sapiente è il tempo, che
scopre ogni cosa. Tra la vita e la morte non v’è nessuna differenza, diceva. 

E perché non muori, allora? Proprio perché non c’è nessuna differenza. È nata prima la notte o il giorno? La notte, un giorno prima. La cosa più facile dar
consigli, la più difficile conoscere sé stesso. Il divino che cos’è? Ciò che non ha principio né fine. Successe a Talete che mentre osservava le stelle e guardava in alto cadde in un fosso e una serva si burlò di lui domandandogli come potesse pretendere di osservare le cose del cielo se non sapeva vedere quel che aveva davanti ai piedi. A me Talete riesce simpatico. Un po’ meno mi riesce capire la differenza tra «questo è un albero» e «l’nsia rivela l’essenza dell’essere umano». La prima frase ha un senso e la seconda di Martin Heidegger no. Sto scherzando. 

La prima significa che ho chiamato albero un tronco con rami e foglie e se lo abbraccio abbraccio un albero. La frase l’ho dimostrata. Invece se non
provo ansia non sono umano? La frase di Heidegger è inverificabile, e così tutte le proposizioni metafisiche. La metafisica è un gradino più in basso dell’arte (Mauro Bonazzi) che è fatta di emozioni e sentimenti e non significa nulla se non sé stessa. I metafisici sono dei musicisti senza talento musicale. Ora vado in cucina e mi faccio una tisana. E mentre bevo sereno, un’amica mi invia per whatsapp questo aforisma: «Siamo tutti umani al di là del talento che ci è toccato».

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