rotate-mobile
Rubriche

LIBERO PENSIERO È ora di finirla col tiro al piccione sui ristoratori, facendoli passare da ladri

Parla il cuoco perugino Michele Radicchia che esprime il proprio diverso pensare

“È ormai accreditato come il gioco dell’estate. O, se preferite, la gara a diffamare, screditare, calunniare una categoria di onesti lavoratori”, esordisce Radicchia, cuoco in servizio permanente a/effettivo presso diverse strutture di rango. A Perugia e non solo.

Aggiunge: “In Italia, l’informazione procede per slogan. Ora si spara nel mucchio di titolari di bar, ristoranti, di concessioni su piazze e spiagge”.

Vuoi sostenere che costoro sono tutti “verginelle”?

“Non dico questo. Come in tutte le categorie di commercianti e prestatori di servizi, c’è il buono e il cattivo, l’onesto e il profittatore. Ma fare di tutt’erba un fascio non è giusto”

Vuoi fare qualche esempio?

“La notizia della divisione (a pagamento) del toast, che ha fatto il giro dei social e degli organi d’informazione, per dirne una. È stata presentata in maniera maliziosamente ingannevole”.

Facci capire!

“Non si è fatto pagare il taglio, ma il coperto aggiuntivo. Perché il mezzo toast sarà stato appoggiato su un tovaglionino, sopra un piatto. Sono costi supplementari, innegabilmente”.

Che altro?

“Ad esempio, qualche cliente pretende un prodotto ‘fuori serie’. Per dire: una pizza in cui, al posto degli ingredienti classici vuole cose diverse e particolari. Per la cucina significa svolgere un’operazione fuori sequenza: di fatto, una perdita di tempo. Si chiedono cose particolari non incluse nel menù. Il ristoratore cerca di accontentare tutti. Ma una richiesta di questo genere (fosse anche una carbonara), specie nelle ore di punta, rallenta il servizio e complica la vita”.

E un caffè a prezzi spropositati?

“Un caffè servito in una location ad alto valore aggiunto (contesto storico-artistico-monumentale…) ha un costo che eccede di gran lunga il valore del prodotto. Ci sono da considerare il servizio, la logistica, l’occupazione di suolo pubblico. Tutti fattori che moltiplicano i costi”.

Che mi dici dei ristoratori “ladri” anche fuori d’Italia?

“Ho visto un post fuorviante in cui il costo, compitato nella valuta albanese, era considerato come se fosse stato espresso in euro. Un prezzo stratosferico, ma falso. Infatti il valore del Lek albanese corrisponde a 0,0091 euro”.

Insomma: assoluzione generale per tutti?

“No. Si tratta di distinguere caso da caso”.

Ti è capitato di essere contestato per prezzi troppo cari?

“Ho lavorato in un ristorante di Perugia in cui si poteva mangiare a 20 o a 100 euro. In relazione al sugo al  pomodoro o al tartufo, a un vino locale o a bottiglie di pregio. Non si può pretendere il massimo pagando due spiccioli”.

“Peraltro – conclude – le persone che criticavano i prezzi alti non erano mai entrati nel nostro ristorante”.

Insomma, “sfiducia” a priori?

“E malafede. Proprio così!”.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

LIBERO PENSIERO È ora di finirla col tiro al piccione sui ristoratori, facendoli passare da ladri

PerugiaToday è in caricamento