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L'intervento - "Fusione Comuni in Umbria? Proposta sbagliata. Gli sprechi sono da un'altra parte"

Riceviamo e pubblichiamo l'analisi del segretario regionale di Rifondazione a riguardo della proposta di Cna di passare da 92 a 30 i comuni dell'Umbria

di Enrico Flamini, Segretario Regionale di Rifondazione comunista dell'Umbria

La fusione dei Comuni umbri così come presentata da CNA, sostenuta anche dalla CGIL di Perugia, non ci convince affatto. Intanto, questa prospettiva è semmai da raggiungere sulla base di una convinta azione degli enti locali coinvolti e con la partecipazione diretta della volontà sovrana dei cittadini. Queste analisi o leggi nazionali e ragionali calate dall'alto sono state più volte respinte anche nella nostra regione. Basti pensare al “no” arrivato nei referendum consultivi indetti dalla Regione Umbria per l’istituzione di un nuovo Comune, attraverso la fusione dei Comuni dell'Alto Orvietano. 

Detto questo, rispetto alla crisi sociale ed economica che attraversa l'Umbria, l'allargamento delle povertà, della disoccupazione e della precarietà desta davvero meraviglia che le forze economiche e sociali siano così impegnate nell'avanzare proposte di riassetto istituzionale che riguardano i Comuni. Insomma è davvero stupefacente che per dare risposte a chi subisce la crisi si propongano misure che riducono gli spazi di democrazia. E lo diciamo non certo perché sosteniamo il “campanilismo”, ma perché, nella crisi, sono proprio i Comuni gli enti più vicini ai cittadini. 

In altri termini, noi pensiamo che occorrerebbe una battaglia politica più generale in difesa dei piccoli Comuni che non riescono più a sopportare la politica di smantellamento che da tempo stanno subendo, non la loro fusione forzata. Stiamo parlando di veri e propri presidi democratici, di autonomie locali che però i governi a guida Partito Democratico vorrebbero progressivamente sopprimere attraverso un insieme di politiche fatte di tagli ai servizi essenziali. 

All'assessore Regionale Bartolini, che ha ovviamente preso subito la palla al balzo, diciamo con chiarezza che non siamo contro qualsiasi tipo di collaborazione tra Comuni. Ci mancherebbe. Sosteniamo però tutte quelle funzioni associate capaci di migliorare e allargare i servizi. La fusione è la negazione della collaborazione e risponde solo ad una logica di accentramento. Occorre invece collaborare nella logica di "autonomi e insieme", con politiche di ambito condivise. 

Perché è possibile collaborare con  protocolli d'intesa e convenzioni, non cancellando autonomie sancite dalla Costituzione. Qualsiasi processo di associazionismo deve essere condiviso dai cittadini e deve stare accanto ai Comuni, a prescindere dalle loro dimensioni, per tutelarne la centralità e il protagonismo.

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