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La "Notte dei lunghi Coltelli" abbia inizio: i giovani renziani contro la "sinistra" Pd

Teoricamente sono tutti renziani ma nella realtà dei fatti gli amministratori, alla Boccali e alla Marini, secondo i vertici del nuovo Pd e i renziano doc sono la vecchia e triste sinistra. Lo scontro è iniziato. Tutti i protagonisti

La frase suona sibillina, ma l’interpretazione è ben poco libera e sembra preannunciare un clima da “notte dei lunghi coltelli”. Giacomo Leonelli, segretario regionale del Pd, scrive infatti: “Vedi ad avere un babbo colto?: "ormai devi andare avanti, non puoi mediare, sennò fai la fine di Gorbaciov del '92..." Un commento su Facebook che arriva a margine di una conferenza stampa che non ha avuto proprio dei toni pacati. La colpa è di quel comunicato stampa della presidente dell’Umbria Catiuscia Marini che ha chiesto una presa di responsabilità da parte della segreterie regionale, la quale deve “fare un’analisi fresca e trasparente” sulla disfatta di Caporetto e cioè sulla clamorosa perdita di Wladimiro Boccali.

Ma la parola dimissione, insieme a quelle di “delusione”, “colpe” e, ovviamente “sconfitta”, sembra che vadano per la maggiore al quatier generale del Partito Democratico di piazza della Repubblica. Lavinia Pannacci, Nicola Casagrande, Andrea Tafini e Francesco Rossi. Sono, infatti, questi i nomi dei quattro che hanno deciso di levare le tende. Il quartetto di fede renziana e, quindi, vicino a Leonelli, pare che voglia, oltre a un’ammissione di colpe, servita su piatto d’argento la testa anche del  segretario comunale del Pd di Perugia Francesco Maria Giacopetti.

Ma Giacopetti non perdona e se la prende con Leonelli. Un comunicato stampa che potrebbe essere sintetizzato con una semplice frase: “Prenditi le tue responsabilità”. Il segretario comunale di rimando alla conferenza stampa indetta ieri dall’esponente numero uno di Renzi in Umbria, ha infatti, dichiarato: “Non possiamo ridurre di nuovo tutto a vecchia sinistra e nuovo Pd, alle logiche della rottamazione e trascinare a oltranza ogni volta il concetto del cambiamento spesso più strumentale a esigenze interne che a quelle dei cittadini”. Non si ferma qui e ci va giù pesante: “Il rapporto con la città si è incrinato. Un perugino su due ha deciso di non decidere mentre l’amministrazione, oltre agli effetti di una crisi che è arrivata in ogni angolo della città, è stata lontana dalla vita quotidiana e non ha comunicato le cose buone fatte. Di certo però Boccali non può essere il terminale di tutte le difficoltà, si perde e si vince tutti insieme. E quando c’è un cadavere non servono gli avvoltoi”.

Nel frattempo un ironico Andrea Lignani Marchesani, consigliere regionale ed esponente di Fratelli d’Italia, che ultimamente ha buoni motivi per godere di buono umore, lancia una frecciatina contro l’erede al trono di Maria Rita Lorenzetti: Non è che alla Governatrice Marini verrà in mente di nominare nel posto vacante di assessore un esterno trombato eccellente a spese dei contribuenti umbri?”. Capire a chi si riferisce non è difficile. Wlad ultimamente è nei pensieri di molti.

Marco Vinicio Guasticchi, ovviamente non poteva e non voleva mancare alla diatriba: “Il Partito democratico umbro è da riorganizzare dopo una profonda autocritica. Bisogna cambiare veramente verso, aprire il Pd all’esterno e rompere lo schema dell’arroccarsi nei circoli. Vorrei però ricordare a nuovi e vecchi renziani che il sottoscritto quattro anni fa ha invitato Renzi a Perugia e molti mi hanno preso per pazzo”.

All’interno del Pd umbro si prospetta insomma, anzi si riprospetterà una notte dei lunghi coltelli, che vede due fazioni contrapposte sfidarsi in sordina, ma neanche poi così tanto. Da una parte i rottamatori, capeggiati proprio dal renziano Giacomo Leonelli, dall’altra quelli che vorrebbero rottamare e cioè la “casta” del Pd locale, guidati proprio dalla governatrice Catiuscia Marini.

Ma il dilemma a questo punto pare essere sempre lo stesso. Il Pd in vista delle regionale farà le tanto “discutissime” primarie? La risposta potrebbe essere più sì che no. Giacomo Leonelli non è tipo che solitamente arretra davanti alle sfide e sembra invocare a gran voce quel “cambiamento” che di fatto è “divenuto necessario”, come lui stesso ha ammesso. Un Pd che ormai non regge più lo stress e sembra implodere in un moto rivoluzionario interno. I cocci ormai sono stati fatti e quel “abbiamo perso con la classe dirigente uscente” è una frase che Leonelli non potrebbe proprio rimangiarsi, a meno, come ha detto suo padre, non voglia fare la fine di Gorbaciov. Incolpato da El'cin infatti di avere incoraggiato il radicamento di pericolosi avventuristi e non di interlocutori responsabili della perestroika. Gorbaciov fu costretto a rassegnare le sue dimissioni e a mettere un semplice punto, decretando così la fine dell'Unione Sovietica

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