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La rotatoria Sergio Ramelli fa infuriare il Pd: "Intitolazioni all'estrema destra, questo è revisionismo"

Il Partito Democratico contro il Comune di Perugia: "Non cancelleranno l'identità di questa città"

La rotatoria Ramelli fa infuriare il Pd di Perugia: "L'intitolazione della rotonda tra via del Giochetto e via del Favarone a Sergio Ramelli, ex militante missino, non fa che confermare il taglio tutto politico e fortemente connotato della giunta Romizi – scrive il Partito Democratico di Perugia - . Ferma restando la piena condanna della violenza, di ogni colore e in ogni contesto, e la convinzione che il dialogo, il confronto, e la pace debbano rappresentare i valori fondanti dell'impegno politico e civile di chi porta responsabilità amministrative e di governo di ogni genere e a ogni livello, la scelta fatta dalla commissione toponomastica del Comune di Perugia sortisce dubbi e malumori. Soprattutto se si pensa che Ramelli, militante e fiduciario del Fronte della Gioventù, è nato, vissuto e morto a Milano, senza alcun tipo di legame con la città di Perugia. Ma che un certo revisionismo fosse nelle corde di questa maggioranza era evidente già quando un anno e mezzo fa si cambiò il regolamento della commissione che si occupa delle intitolazioni togliendo il diritto di voto ai membri esterni, che rappresentano la storia, la cultura, la memoria, il civismo della nostra città”.

E ancora: “Oggi si sceglie di dedicare una rotonda a un esponente di uno dei partiti di estrema destra più rappresentativi, mentre dall'altra parte della città si ribattezza il palazzetto dello sport a fini tutti 'commerciali', oscurando la figura e la storia di un eroe dell'antifascismo perugino, Giuseppe Evangelisti. Perugia è una città che ha radici profonde, una storia gloriosa di antifascismo e di pacifismo, che si nutre di valori laici e civili, di conquiste di libertà e di diritti: non si può certo pensare di cambiarne l'identità con qualche 'battesimo' sconosciuto, se non disconosciuto, dalla città”.

E sul caso intervengono anche il circolo Pd di Monteluce Raffaele Rossi e il circolo Arci Sant'Erminio: “Sfugge il motivo per cui la città di Perugia debba intitolare uno dei suoi tratti viari ad un personaggio che ha consumato la sua breve vita nel capoluogo lombardo, e che quindi non ha alcun tipo di legame con la città di Perugia. Sfuggono il senso storico, i meriti personali e il collegamento con la nostra città e soprattutto con il nostro quartiere, che per quasi un secolo ha ospitato il nosocomio cittadino. Non vorremmo che questo fosse un mezzo per rimestare in un pezzo di storia del nostro Paese che ha visto troppi lutti e troppi drammi consumatisi tra estremisti di destra e di sinistra e tra le forze dell’ordine, in cui a vincere è stata solo la violenza, spesso vigliacca e gratuita".

E ancora: "Se, invece, il senso di questa intitolazione è quello di ricordare quel periodo storico e il tributo di sangue pagato da tanti giovani - prosegue la nota - sarebbe stato più opportuno da parte di un’istituzione come il Comune di Perugia aprire un dibattito e favorire una discussione, franca e libera dalla polvere ideologica, su quegli anni fatti di scontri di piazza, violenze, assassini, e culminati con le azioni terroristiche degli anni ’70, che qualcuno ha vissuto in prima persona e che chi è venuto dopo studia oggi sui libri di storia come uno dei periodi più bui del Novecento italiano. L’Amministrazione comunale, per svolgere il suo ruolo di guida e governo di questa città, avrebbe dovuto indagare sulle motivazioni per le quali alcuni gruppi di giovani si siano impegnati in uno scontro armato contro avversari politici, percepiti come nemici, e contro lo Stato. Ricordando, e non celebrando, il clima di quegli anni, capaci di trasformare l’estremismo politico in terrorismo armato. Ricordando (vista anche la concomitanza temporale), e non ignorando, il sequestro e l’uccisione dell’onorevole Aldo Moro, uno dei misteri colpevolmente più irrisolti di quegli anni scellerati. La Giunta Romizi, civica per bocca e destroide nelle azioni, ha preferito procedere a spot, come è solita fare in tutti i campi di sua competenza, e in questo caso con un retrogusto di provocazione. Invece di ricordare tutte le vittime dell’estremismo politico e del terrorismo armato, si intitola una rotatoria a Sergio Ramelli con una cerimonia ad uso e consumo dei pochi presenti, mentre il quartiere e la città, là fuori, neanche conoscono -se non disconoscono- quel nome sull’insegna".

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