Tanti umbri in fuga dall'Umbria: scatta l'operazione per farli ritornare, sostegno al lavoro e allo studio

Riportare gli umbri in Umbria. Non solo i cervelli in fuga o coloro costretti a cercare una qualsiasi occupazione fuori dai confini nazionali, ma anche i nipoti dei tanti migranti del secolo scorso. E' questa la strategia della Regione Umbria emersa nel giorno del consiglio regionale dei migranti di casa nostra sparsi in tutti i continenti. L'Umbria perde forze fresche e soprattutto negli ultimi anni ha subito un calo demografico. 

"E' in aumento il numero di giovani laureati che lasciano l’Umbria per realizzare in altri paesi un progetto di vita e di lavoro”: ha spiegato la dirigente del Servizio regionale Relazioni internazionali, Anna Ascani, che ha messo in risalto come l’Umbria da terra di emigrati si stia trasformando in terra di immigrati: “L’11 per cento della popolazione residente in Umbria – ha detto – è di provenienza extraeuropea. Il numero degli stranieri residenti, infatti, continua a crescere". 

La Regione lavora dal 2012, al progetto Brain Back, di cui è pubblicato l’avviso in 4 lingue, finanziato dal Fondo Sociale Europeo e realizzato dall’Agenzia Umbria Ricerche. Il Progetto ha permesso la creazione di una rete di oltre 1.800 umbri nel mondo, l’avvio di sedici start up da parte di giovani che hanno deciso di tornare ed investire nella propria regione di origine, la connessione tra emigrati ed imprese umbre. 

Ora l'Adisu pubblicherà un bando sperimentale per tre borse di studio a favore di discendenti di emigrati umbri che potranno usufruire di alloggio, corso di italiano e iscrizione gratuita al primo anno di un corso di studi dell’università di Perugia per poi continuare per gli altri anni, se in possesso dei requisiti di merito. 

Piccole azioni positive ma il tracollo dell'Umbria sta sia nell'isolamento (treni ad alta-velocità, aeroporto, ecc..) e nella terribile crisi economica nazionale che da noi sta provocando una povertà sempre più diffusa per via della mancanza di lavoro.