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Non passa in Consiglio la proposta pillola abortiva a domicilio tra polemiche e favorevoli

La mozione è stata presentata alla IV Commissione del Consiglio dai consiglieri del centro sinistra, ma l'ordine del giorno è stato respinto con 9 voti contro 4 e due astenuti. Nelle scorse settimane stesso iter per una identica proposta in Consiglio regionale

Ha suscitato molte polemiche un ordine del giorno (infine respinto) presentato il 18 Maggio alla IV Commissione consiliare Cultura del Comune di Perugia dai gruppi Pd, Idee Persone Perugia e Rete Civica Giubilei. L’oggetto: “Interventi urgenti per la piena attuazione della legge 194/78 durante l’emergenza sanitaria Covid-19”. L’istanza era stata presentata nelle scorse settimane anche in Consiglio regionale dai consiglieri Bori e Meloni, con il medesimo esito negativo.

Cosa si chiedeva, in sostanza, all’amministrazione comunale? L’intento, come dichiarato dai promotori, era quello di “permettere alle donne che vivono a Perugia di poter usufruire delle tecniche più moderne e meno invasive per la IVG e non costringerle a spostarsi altrove per ottenere questa prestazione prevista da norme nazionali e regionali”. In sostanza, promuovere la pratica dell’aborto farmacologico per le donne che non hanno la possibilità di accedere a un’interruzione di gravidanza medica.

Su un tema tanto delicato e non privo di implicazioni etiche, si è acceso un vero focolaio di polemiche, sebbene l’intervento del dott. Epicoco, Direttore di Ginecologia e Ostetricia dell’Ospedale di Perugia, abbia spiegato con chiarezza che “le linee di indirizzo alla Fase 2 della Regione Umbria prevedono già quanto sollecitato dall’ordine del giorno, da parte della regione stessa nei confronti dell’azienda ospedaliera di Perugia”.

Sulla vicenda si è espresso il Comitato Family Day - Difendiamo i nostri figli Umbria assieme all’Associazione Nazionale Famiglie Numerose Umbria, sottolineando in una nota che la citata legge 194/78 “Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza”, preveda nei primi cinque articoli innanzitutto la tutela della salute della donna e del bambino, evidenza completamente bypassata dalla proposta dei consiglieri di minoranza. Ancora si legge nel comunicato delle associazioni: “Ridurre la soppressione di una vita che si porta in grembo ad un ‘servizio a domicilio’, da vivere in solitudine e non senza rischi, è una scorciatoia inaccettabile e pericolosa per la salute sia della donna, sia per il bene della vita nascente; al contrario, in questo momento di emergenza è quanto mai indispensabile mettere in campo tutte le energie possibili al fine di rimuovere ogni ostacolo per salvare ogni vita, anche quando non è in grado di difendersi da sola”.

Di questo parere anche il senatore Pillon, che ha inviato una nota sulla vicenda, specificando anche l'inappropriatezza dell’argomento in un momento in cui il Paese sta piangendo tante vite umane. Anche il capogruppo della Lega Perugia, Lorenzo Mattioni, ha sottolineato come sia piuttosto da valorizzare in questo momento il ruolo dei consultori sul territorio nel sostenere le gestanti in difficoltà, attivando tutte quelle risorse necessarie per consentire alle donne di portare avanti una gravidanza.

Sui consultori è intervenuta in commissione anche le dott.ssa Marina Toschi, medico ginecologo e igienista e membro dell’ESC, che ha parlato dell’importanza di promuovere la salute fisica, psichica e sessuale delle donne, della necessità di rendere gratuita la contraccezione e dell’importanza di intervenire su questi temi all’interno delle scuole. L’ordine del giorno è stato respinto con 9 voti contrari, quattro favorevoli e due astenuti.

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