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Lunedì, 29 Aprile 2024
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L'INTERVENTO | 5 Stelle contro la Festa della Nascita a Perugia: "Dati certificano fallimento su famiglie e nascite.”

Secondo l’ISTAT l’Umbria è quartultima in Italia per tasso di natalità con le nascite ormai scese sotto le 5000 unità e Perugia ha uno tassi di natalità peggiori

Riceviamo e pubblichiamo l'intervento del Movimento 5 Stelle su “Festa della nascita” voluta dall’assessore alle politiche per l’infanzia del Comune di Perugia Gianluca Tuteri dello scorso sabato. I 5STelle analizzano i dati, gli interventi e le strategie sulla natalità ai tempi dell'amministrazione comunale Romizi.

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di Antonio Donato, Francesca Tizi, Matteo Severini - Movimento 5 Stelle di Perugia

Una cicogna che porta in bocca un fagotto: questa è l’immagine che campeggia nel volantino della  “Festa della nascita” voluta dall’assessore alle politiche per l’infanzia del Comune di Perugia Gianluca Tuteri dello scorso sabato.  Una festa programmata  per presentare i servizi del Comune rivolti  alla fascia 0-6 ma che cade in quella sequela di inaugurazioni di spazi vuoti, tagli del nastro di ponti chiusi ed avvii di lavori interrotti il giorno dopo, che sta gettando nel ridicolo la giunta comunale. Purtroppo dopo 10 anni di destra-centro al Comune, e 5 in Regione, il quadro della natalità è quanto mai fosco e gli esiti delle politiche contro la  de-natalità fanno tremare le vene e i polsi. 

Secondo l’ISTAT l’Umbria è quartultima in Italia per tasso di natalità con le nascite ormai scese sotto le 5000 unità e Perugia ha uno tassi di natalità peggiori: 1,13 figli per ogni donna fertile; un dato che segna l’inabissamento in nella recessione demografica. Il Comune di Perugia da due anni segna quota <1000 nascite all’anno. Una situazione che definire preoccupante è riduttivo perché, se è pur vero che la tendenza è nazionale, è da evidenziare che Perugia  su quasi 8000 comuni italiani Perugia è tra i più bassi per tasso di crescita demografica (6486° posto).
Una battaglia spesso ideologica quella della destra comunale a cui però non corrispondono misure di contrasto alla denatalità efficienti. Seppur l’Umbria sia seconda in Italia per posti in asilo per abitanti e la rete dei servizi del Comune per la fascia 0-6 sia ampia e articolata, ci sono degli aspetti che rimangono carenti.

Fare figli costa, questo è uno dei fattori più incisivi nella denatalità, ma a Perugia costa ancora di più rispetto, ad esempio, ai comuni limitrofi: se una retta piena all’asilo comunale di Perugia è di 480€, con sgravi ISEE fino a 30000€,  a Corciano è di 440€, con ISEE fino a 50000. Ad Assisi è al massimo di 300€ e la città del Santo Serafico offre una bonus card comunale di 500€ da spendere in farmacia. Un asilo privato a Perugia arriva a costare anche 600€ che, sommati alle altre spese per ausili igienici e latte, possono lievitare a 8-900€ mensili. Una famiglia giovane, con prestiti e un mutuo a carico, può erodere un intero stipendio per le spese neonatali per i primi 3 anni di vita.  Ma poi i figli bisogna crescerli e, se andiamo a vedere l’indagine delSole 24 Ore  sulla qualità della vita per il 2023, scopriamo che su 107 province Perugia è 45° per la qualità della vita dei bambini che non hanno spazi verdi adeguati, non hanno palestre e giardini scolastici e, dato davvero allarmante, subiscono delitti 2 volte in più rispetto alla media nazionale.  

E poi arriviamo alla fascia dell’adolescenza nel Comune di Perugia, con il 15% di dispersione scolastica, il 18% di NEET, il 100% in più in 3 anni di accessi under 18 ai servizi di salute mentale. A questo si aggiungono i servizi di prevenzione e accompagnamento che a Perugia ormai sono residuali: dei 9 consultori ne sono rimasti 2, di cui 1, quello di Madonna Alta, in ristrutturazione; l’unità di strada, servizio di prima assistenza contro le tossicodipendenze, è priva della sua stazione mobile. I bambini a Perugia non li porta la cicogna né sbucano ridenti da sotto le coperte, ma hanno bisogno di tutele ben oltre i 6 anni, offrendo loro un percorso di orientamento continuo, almeno fino ai 25 anni, dove i servizi del Comune si integrino con la scuola, l’Università e le associazioni del territorio.
 

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