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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Regionali 2015, fuoco amico sull'anti-Marini stellata: "Per lei le regole sulla candidatura non valgono"

Torna a sparare a pallettoni Luigia D'Amone esclusa dalla lista dopo aver preso i voti dal web, ma riammessa dallo staff... per essere esclusa di nuovo. E dà la colpa direttamente alla candidata alla presidenza dell'Umbria Laura Alunni. Ora si attende la replica di quest'ultima

La candidata alla presidenza della Giunta Regionale Laura Alunni del Movimento 5 Stelle sta assaggiando il clima elettorale per le regionali. Ma le prime bordate non arrivano dal centrosinistra o dal centrodestra ma si possono classificare fuoco amico, arrivando da una storica militante eliminata dalla lista del movimento nonostante abbia preso i voti in rete.

Luigia D'Amone, negli ultimi tempi dissidente su certe scelte nazionali, è stata liquidata dalla direzione generale del movimento, con una mail senza che fosse intervenuta alcuna dichiarazione di ripensamento/rinuncia alla candidatura giustificando la decisione con il fatto che il suo video di candidatura era titolato "la mia non candidatura". Una provocazione che però o è stata presa per vera non candidatura o è servita, come ha ribadito la D'Amone, per far fuori una "scomoda".

Il secondo tempo della vicenda sarebbe ancora più ingarbugliato: con un ritorno in lista della D'Amone da parte dello staff di Grillo, e una seconda esclusione determinata per una presunta volontà della candidata presidente Alunni dopo il clamore mediatico sulla prima esclusione. Ma è tutto vero? Per il momento Perugiatoday.it raccoglie la testimonianza scritta di Luigia D'Amone.

"Mi sono affrettata subito a mandare alla sig.ra Alunni una raccomandata chiedendole , in qualità di candidato alla Presidenza della Regione Umbria per il M5S , di contattarmi per concordare le modalità per la trasmissione dei documenti necessari alla presentazione delle candidature all'Ufficio elettorale, poichè la direzione generale dava erroneamente atto della volontà di non candidarsi, volontà non corrispondente a quella reale.Di fatto accade , dopo questo, qualcosa di inaspettato a cui però, pare che la Alunni abbia posto rimedio prontamente."

Continua nel suo raccolto la D'Amone: "A lei (Laura Alunni), in qualità di capogruppo, arriva la mail con i nomi dei candidati comprensivi del mio nome, ma la Alunni piuttosto che raccogliere i documenti per la candidatura, protesta con la direzione lincando a questa i titoli dei giornali che hanno pubblicato la notizia della dissidenza, quasi un rimprovero per lo staff che forse ha cambiato idea e si è ricreduto, perché sono sempre stata una buona attivista. Appare una storia grottesca ma è proprio accaduto che lo staff 5 stelle si ricrede di nuovo e rimanda alla Alunni una nuova mail con la lista aggiornata, di nuovo il mio nome non c'è. Colpisce lo zelo della Alunni nel segnalare un articolo pubblicato in rete e la mancata richiesta di chiarimenti alla diretta interessata!".

Anche Luigi Di Maio, deputato e vertice del M5S, si sarebbe scomodato. secondo la D'Amone, per rispondere con una mail: "Purtroppo è troppo tardi. Sarà per la prossima volta".

"Mi stupisce che un uomo di stato usi un linguaggio consono ad un giocatore del lotto del tipo :ritenta e sarai più fortunato" e poi "perché 'è troppo tardi per reinserirmi, se ancora non sono scaduti i termini per il deposito delle liste elettorali?.

La D'Amone denuncia anche la presunta irregolarità della candidatura di Laura Alunni: "Un fatto è certo, dopo mesi di preparazione del terreno alla sua candidatura, la Alunni si dimentica di cliccare "si" alla volontà di candidarsi, scrive a Casaleggio e questi la ammette in lista con una forzatura accettando le sue giustificazioni. Quali esse siano non ci è dato sapere. Un atto di trasparenza però sarebbe dovuto da parte di chi pretenderebbe di governare la regione. L'antimarini, l'hanno chiamata, comincia male. La Alunni spieghi agli attivisti umbri perché per lei le regole della rete non si applicano, quale importante ragione l'ha costretta a rimandare quel clik , così grave da indurre Casaleggio a chiudere un occhio, anzi due".

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