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Manifesto di Assisi, il discorso del premier Conte: "Rimettere l'uomo e il pianeta al centro dello sviluppo"

Il presidente del Consiglio interviene al forum contro i cambiamenti climatici: "Francesco ci ha insegnato a beatificare il creato. Gli squilibri della globalizzazione e l'aumento delle temperature mettono a rischio il nostro stile di vita e l'ecosistema: bisogna cambiare modello"

Rimettere l'uomo e il Pianeta al centro dello sviluppo economico. Questo l'invito del premier Giuseppe Conte, intervenuto questa mattina (venerdì 24 gennaio) alla presentazione del "Manifesto di Assisi" contro la crisi climatica. "Siamo qui nella città di San Francesco, il 'poverello', per seguire e condividere un obiettivo fondamentale e non più differibile: tornare a prenderci cura della nostra casa comune e cioè del Pianeta. E non è un caso se le parole 'economia' ed 'ecologia' hanno prefisso comune, il greco 'oikos' che significa per l'appunto 'casa', ma oltre che un luogo il Pianeta è anche la fonte che alimenta la vita con le sue risorse fin dagli albori della civiltà. Prendersi cura del Pianeta, che Francesco ha saputo beatificare in una delle espressioni letterarie più alte e liriche che è il 'Cantico delle creature', non significa prenderci cura di qualcosa che è altro ma di noi stessi, amare ed essere responsabili verso noi stessi".

VIDEO Manifesto di Assisi, Conte: "Lavoriamo per un'Italia più verde"

SQUILIBRI DELLA GLOBALIZZAZIONE - Nel mirino di Conte ci sono gli squilibri della globalizzazione: "Prendersi cura del Pianeta non costituisce un vincolo allo sviluppo, al contrario è il presupposto imprescindibile di uno sviluppo che noi oggi definiamo sostenibile. Il Papa nella sua Enciclica ci ricorda che l'uomo contemporaneo avverte una crescente sensibilità verso l'ambiente, una dolorosa preoccupazione per quello che sta accadendo al nostro Pianeta. Il rischio che stiamo correndo è grande e secondo gli esperti la temperatura globale rischia di aumentare di oltre 2 gradi centigradi entro la fine di questo secolo, mettendo in pericolo il nostro stile di vita e più in generale il nostro ecosistema. Alla rapida ascesa di fasce minoritarie della popolazione ha fatto da contraltare l'aumento drammatico delle disuguaglianze nel reddito tra diversi Paesi e all'interno degli stessi, come pure l'incremento di coloro che sono rimasti indietro ed esclusi dai benefici promessi dalle rivoluzioni tecnoclogiche e del mondo globalizzato, tradendo aspettative di lavoro e svlippo mentre è cresciuta la disoccupazione a danno di persone che per età e formazione sono difficilmente 'riconvertibili' per nuovi impiegi. Gli sqquilibri della globalizzazione hanno alimentato il terreno fertile di cui anche oggi si nutrono le tendenze protezionistiche, con il rischio di procurare all'economia mondiale un nuovo grave arresto che potrebbe rivelarsi esiziale dopo la crisi scoppiata nel 2008, la più lunga della storia mondiale".

VIDEO Conte: "Assisi osservatorio mondiale per le svolte a tutela dell'ambiente"

NUOVA VISIONE - Il premier propone una nuova visione: "Proprio questa crisi economica, come spesso avviene in situazioni di difficoltà ed emergenza, sta diventando l'occasione per riconsiderare il nostro modello di sviluppo e ne dobbiamo approfittare. Dobbiamo essere consapevoli che la nostra casa comune è in disordine, l'intera famiglia unama soffre e la concezione dell'homo economicus che ha orientato la traiettoria della crescita per lungo tempo si è dimostrata carente se non proprio fallimentare. In base a quella visione che non lascia spazio alla dimensione più ricca, sociale dell'esistenza umana, ogni agente economico (consumatore o impresa) dovrebbe minimizare i propri costi e massimizzare i propri benefici e da questa sommatoria dovrebbe emergere il miglior esito possibile per l'intera società. L'uomo non è però una monade isolata ma un essere naturalmente orientato alla socialità, portatore di valori che non si possono ridurre al soddisfacimento di meri interessi economici individuali ma contemplano sentimenti sconosciuti all'economia classica e che pure muovono le nostre azioni: empatia, benevolenza e generosità. Per sua stessa vocazione la persona entra in relazione con il prossimo, al punto che per realizzare proprie iniziative economiche e imprenditoriale ha bisogno di sviluppare rapporti fiducia, di reciproca responsabilità e di sentirsi parte di una comunità". Il Premier, rispondendo a chi gli chiedeva come mai avesse preso parte alla manifestazione di Assisi e non fosse andato al World Economic Forum di Davos, ha poi risposto così: "Quando neppure sapevamo che esisteva Davos qui già si tutelava l'ambiente nel Medioevo".

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