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LA RISPOSTA Carla Spagnoli contro Il Pd: "Sergio Ramelli un estremista? Ma che era uno studente perbene..."

Per la presidente del Movimento per Perugia, da sempre vicina alle posizioni della destra, un intervento sulla storia di Ramelli a cui è stata intitolata un rotatoria a Perugia. Per il Pd era un estremista,,,

Riceviamo e pubblichiam dal presidente del Movimento per Perugia, Carla Spagnoli, una risposta al Pd che aveva criticato l'amministrazione comunale di Perugia per aver assegnato al giovane Sergio Ramelli, un semplice studente di destra, ucciso da esponenti di estrema sinistra negli anni '70.

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di Carla Spagnoli
Presidente Movimento per Perugia

Venerdì scorso abbiamo partecipato al convegno nella Sala Sant’Anna di Perugia in ricordo di Sergio Ramelli, la cui tragica storia è stata ricostruita dai relatori Umberto Maiorca, Marco Carucci (autore di un albo a fumetti su Sergio) e dal Professor Gianfranco Binazzi. Chi era Sergio Ramelli? Era un ragazzo milanese, studente dell’ITIS “Molinari”, un diciottenne di destra che professava con coraggio e pacificamente i suoi ideali negli anni Settanta, un’epoca di odio politico, dove l’avversario era il nemico da abbattere dopo averlo spogliato persino della sua dignità di uomo, una pagina triste di storia italiana in cui l’odio comunista portava alla “caccia al fascista” al grido di «uccidere un fascista non è reato»! 

Il 13 marzo 1975 Sergio Ramelli veniva brutalmente aggredito da due studenti universitari di Medicina, legati ad Avanguardia Operaia e accompagnati da altri “compagni”, pestato in maniera infame a colpi di chiave inglese e lasciato a terra esanime… Sergio non era un gerarca del ventennio né un reduce del Fascismo, non era un leader del Movimento Sociale Italiano né, tantomeno, un picchiatore o uno squadrista, era solo un ragazzo di Destra, fiduciario del Fronte della Gioventù che peraltro quei vigliacchi assassini neppure conoscevano! Qual’era stata la sua “colpa”? Aver scritto a scuola un tema in cui condannava la violenza delle Brigate Rosse e ne ricordava le prime due vittime, i militanti missini Graziano Giralucci e Giuseppe Mazzola… Dopo quel tema, che venne esposto sulla bacheca della scuola, ci fu un “processo politico” studentesco che bollò Ramelli come “fascista” e da lì la sua vita e quella della sua famiglia divennero un inferno, con insulti, intimidazioni, aggressioni, minacce continue, chiamate anonime anche notturne, pedinamenti e schedature, a scuola gli fu fatta terra bruciata intorno tanto che fu costretto a cambiare istituto e ad iscriversi al serale, fino ad arrivare al barbaro agguato sotto casa, sotto gli occhi della madre!!!

Giunto il corpo privo di sensi al Policlinico l’anestesista arrivò a dire alla madre, mamma Anita, che «non aveva visto nulla di così spaventoso» per come era ridotto… I 47 giorni di agonia che precedettero la morte di Sergio furono drammatici: gli amici non potevano andare a trovarlo, ripresero le vili minacce alla famiglia Ramelli perché Sergio sembrava reagire e riprendersi,una sede del Msi arrivò persino a rivolgere un appello a medici disposti a vegliare a turno su Sergio «perché gli infermieri di notte aprono le finestre della stanza per fargli venire la polmonite»! Anche se questo episodio verrà in parte ridimensionato da mamma Anita, Sergio morirà proprio di polmonite il 29 aprile 1975… Persino i funerali si svolsero in un clima allucinante: si cercò in tutti i modi di impedire la cerimonia, con pressioni sulla famiglia affinché portasse via di nascosto e alla svelta il corpo dall’obitorio e con la minaccia di cariche in caso di corteo funebre, visto come “corteo non autorizzato” e “adunanza sediziosa”!!! 

Nel clima di “caccia al fascista” di quegli anni, neppure i morti avevano pari dignità… Gli assassini e i loro complici, ben protetti dai loro “compagni”, rimasero impuniti per molti anni e verranno identificati quasi per caso e processati circa 10 anni dopo il delitto: riceveranno “condanne” lievi per omicidio preterintenzionale e non volontario, nonostante la spietata esecuzione, programmata e progettata in ogni dettaglio!!! Oggi i balordi sono tutti a piede libero e c’è pure chi, tra di
loro, ha fatto carriera nella sanità ed è diventato persino primario… La storia di Sergio Ramelli meriterebbe di essere raccontata ogni anno in tutte le scuole, per far conoscere ai giovani di oggi cosa significava allora professare delle idee, vivere in un clima di terrore e di odio, dove uccidere un fascista diventava quasi una “cosa normale”, garanzia di impunità!!! Bene, quindi, che ci sia stato questo convegno (un plauso va agli organizzatori e ai relatori) e che anche a Perugia sia stata intitolata una rotatoria a Sergio, un martire politico dell’odio comunista. Speriamo che la memoria di Sergio continui a vivere nella nostra città anche nei prossimi anni, con altri convegni e altre iniziative in suo onore…
di Carla Spagnoli

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