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Il consiglio regionale più difficile della storia dell'Umbria. Tesei: "Così non si riparte. Decreto insufficiente e non condiviso"

L'approvazione del bilancio è stata l'unica nota positiva. Poi l'affondo tecnico sulle misure del Governo: "manca la deroga al codice degli appalti, altrimenti nulla potrà partire. I 600 euro agli autonomi? Misura non idonea"

In oltre 50 anni di storia del Consiglio regionale dell'Umbria, quello di oggi, ai tempi del coronavirus, è stato certamente quello più drammatico, difficile e allarmante di sempre. L'approvazione dei vari documenti di bilancio è la sola buona notizia della giornata per gli umbri e per l'Umbria. Tutto il resto è un buco nero, ricco di incognite e variabili a fronte di due sole certezze: la prima, la macchina sanitaria regionale regge agli urti dell'emergenza (per il momento), la seconda è che il decreto Cura Italia del Governo, secondo gli amministratori umbri, non è minimamente sufficiente per far riparire l'Umbria e quindi nemmeno il resto delle regioni.

Difficile, a tratti disperato, ricco di numeri e previsioni, l'intervento in aula della Presidente Donatella Tesei alle prese con il suo primo bilancio del mandato che di fatto rappresenta una scalata del Monte Bianco senza le necessarie attrezzature da montagna. "Lo scenario è il calo del Pil tra il 2,8 fino al 12 per cento, in un quadro che colloca l’Umbria tra le ultime regioni in Italia. Ipotizzare situazioni che non tengono conto di questo significa peccare di correttezza intellettuale. Tutti dovremmo dire, fuori da ogni polemiche, non possiamo non considerare lacunoso e insufficiente il decreto legge del Governo Conte varato questa notte. Come regioni abbiamo lavorato per suggerire strumenti al Governo. Delle richieste della Conferenza Stato-Regioni non c’è traccia". 

La Tesei ha pubblicamente denunciato che il Governo non ha fatto squadra, non ha recepito le richieste delle Regioni italiane. "In particolare manca la deroga al codice degli appalti, altrimenti nulla potrà partire. Soprattutto nelle zone terremotate. Ma se non acceleriamo le procedure e sblocchiamo le opere l’Umbria non potrà ripartire. Non l’ho chiesto io, ma richiesta di tutti i Governatori, condivisa dal  presidente Bonaccini. Abbiamo chiesto lo sblocco degli avanzi vincolati e non solo dell’avanzo primario. Oggi c’è solo questo. Per l’Umbria significa avere circa 5 milioni di euro, invece che 220 milioni. Quello sarebbe stata e dovrà essere una misura importante. E a costo zero per lo Stato. Se non mettiamo in campo queste misure come pensate che la nostra economia potrà ripartire più forti di prima. Se ripartiremo sarà un successo di tutta una regione. Bisogna battere i pugni e farlo insieme. Ecco qual è la coesione, lo sforzo di questa aula. E poi il sostegno a pmi e lavoratori autonomi: 600 euro non sono sufficienti, non è misura idonea". 

Considerate briciole i fondi che deriveranno dagli aiuti ufficiali di questo Decreto. Il tutto se paragonato, come già previsto dall'Agenzia Umbria Ricerche, dall'esigenze reali per rimettere in moto l'economia della nostra piccola regione. "All’Umbria servirà un miliardo per ripartire, come conferma anche l’Aur" tuona la presidente Tesei. La situazione economica è drammatica e i territori, Umbria compresa, si sentono abbandonati a loro stessi. Il Governo ascolterà la voce delle Regioni? 

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