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Ikea a Perugia? C'è chi dice no, Rifondazione all'attacco: "Danneggia la città"

E no, Rifondazione Comunista dice no. La sola idea che Ikea possa aprire i battenti a Perugia raggela il sangue nelle vene del Prc e del segretario regionale Flamini

E no, Rifondazione Comunista dice no. La sola idea che Ikea possa aprire i battenti a Perugia raggela il sangue nelle vene del Prc e del segretario regionale Flamini. Scrive il timoniere “rosso”: “Ikea ci riprova: l'ennesimo grande impianto commerciale è pronto a sbarcare a Perugia. La proposta di massima di Coop Centro Italia, Fondo Eurocommercial e Ikea è finita in Comune: l'area individuata è quella dell'ex Enel vicino a Collestrada. Sull'insediamento di Ikea in quel sito dovrà sicuramente esprimersi il consiglio comunale di Perugia, visto che per la sua realizzazione è necessaria una variante al Piano. Non solo. Poiché gli edifici in quell'area sono anche da riqualificare è prevista, grazie alla legge regionale, una premialità che consentirà di aumentare lo spazio e il volume per future costruzioni immobiliari. Su queste premesse, intendiamo intanto ribadire quello che sempre abbiamo sostenuto negli ultimi anni: il modello di sviluppo che la natura economica dell’insediamento propone è sostanzialmente a basso valore aggiunto e la natura del lavoro offerto ha caratteristiche precarie, temporanee e stagionali. A questo si aggiunga che Ikea è una multinazionale”.

E ancora Flamini: “Certo che c'è bisogno di lavoro, certo che c'è bisogno di soluzioni robuste alla crisi e alla disoccupazione. Su questo dovrebbe intervenire la Regione indirizzando i fondi europei a disposizione su un modello di sviluppo capace di valorizzare le nostre aree di eccellenza nel settore del legno e del mobile. In questo senso sosterremo le iniziative che sindacati e organizzazioni di categoria intenderanno mettere in atto a difesa del nostro artigianato”.

Non è finita qui. L’area scelta non piace a Rifondazione: “Detto questo, dopo anni di mobilitazioni portate avanti da cittadini e comitati, ci ritroviamo con l'individuazione di un'area complessivamente già compromessa. Non è che spostando il problema quest'ultimo magicamente si risolve. La viabilità in quella zona è già al collasso, ma del nodo di Perugia non si hanno più notizie. Altro che rotatorie, ulteriori uscite e anelli. Tra l'inquinamento dell'aria e l'oggettiva pericolosità dovuta alla congestione del traffico già oggi i cittadini di una delle zone più popolose del capoluogo di regione devono sopportare una situazione molto pesante, non più tollerabile. Noi anche quando siamo stati al governo della città abbiamo tenuto queste posizioni. Siamo certi che chi oggi ha responsabilità di governo e ieri si è particolarmente contraddistinto per il sostegno alle battaglie dei comitati si pronuncerà contro l'ennesima cementificazione di Perugia”.

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