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Gualdo Tadino, presentato ricorso per rifare le elezioni: "In lista c'erano degli incandidabili"

Un ricorso presentato e uno annunciato dall'ex sindaco Roberto Morroni. Il primo: si chiede la decadenza dal ruolo di assessore di un ex candidato a sindaco sulla base della legge Severino. Secondo ricorso al Tar: "La presenza di incandidabili ha alterato il voto dei cittadini"

Un ricorso presentato alla magistratura per far decadere un assessore in base alla legge Severino (sull'incandidabilità per via di condanne passate in giudicato). E un altro annunciato al Tar addirittura per far ripetere le elezioni comunali dopo la vittoria di Massimiliano Presciutti e la sconfitta del sindaco uscente Roberto Morroni. A Gualdo Tadino la campagna elettorale ha lasciato solchi profondi su rapporti personali e politici. Tanto che un ricorso del genere ancora in Umbria non si era mai visto ed è destinato a creare una pioggia di querele, contro-querele e accertamenti da parte degli uffici comunali e della magistratura. 

Il ricorso è stato presentato dall'ex sindaco Roberto Morroni, dai consiglieri comunali eletti Silvia Minelli ed Erminio Fofi, dall'ex assessore Fabio Viventi e da Eduardo Vecchiarelli e Ilaria Sellani. Tutti rappresentati dagli avvocati Claudio Cimato e Francesca Caroselli che hanno depositato via online il testo della controversia. "Come cittadini - ha spiegato Morroni - ed elettori vogliamo che siano rispettate le leggi e che il consiglio comunale e la Giunta siano formati da esponenti eleggibili e candidabili. Abbiamo chiesto spiegazioni sulla posizione di due soggetti eletti dopo il ballottaggio tra cui uno formalmente entrato in giunta. Ci sono sentenze passate in giudicato che sulla base della legge Severino non consentivano la candidatura. Abbiamo chiesto al Consiglio comunale e agli uffici competenti di applicare la decadenza dalla carica dei soggetti non eleggibili, ma non abbiamo avuto risposte. E così ci siamo rivolti alla Magistratura".

L'ex sindaco non fa nomi diretti neanche quando gli si chiede esplicitamente di farlo. "Non voglio che si pensi che sia uno scontro personale": la replica. Inutile dire che i giornalisti presenti alla conferenza stampa non la prendono bene per una questione di rispetto verso i loro confronti e di tutela per chi scrive certe accuse gravissime tutte da verificare. Allora ci pensa l'avvocato Claudio Cimato estensore del ricorso: "L'atto presentato è contro il signor Ermanno Rosi. I ricorrenti giudicano, sula base delle leggi, incandidabile e ineleggibile. Il tutto sulla base dei commi della cosiddetta Legge Severino avendo riportato il soggetto in questione una condanna per delitto non colposo a due anni di reclusione pena sospesa". Ci sarebbe - il condizione è d'obbligo anche perchè la sentenza non è stata fornita -  un procedimento per situazioni riguardanti la gestione di un'azienda privata. Ma lo stesso Rosi, nei giorni scorsi, ha respinto qualsiasi addebito parlando di casellario giudiziario completamente diverso da quello che si stava per denunciare con un ricorso. Infatti il  Comune, ascoltato anche il proprio ufficio legale, non ha preso provvedimenti. Per il momento dunque non c'è nessuno scandalo ma solo posizioni da verificare attraverso il giudizio della magistratura.

C'è poi il versante politico della vicenda sollevata dall'ex sindaco Morroni e dal centrodestra: la volontà di andare di nuovo alle urne invalidando il voto per via della presunta incandidabilità dell'assessore che al primo turno si era candidato a sindaco autonomamente con una coalizione diversa da quella dell'attuale sindaco Presciutti. Così si legge nel ricorso: "L'invalidazione dell'intero procedimento elettorale giacchè avvenuto in pregiudizio del diritto soggettivo a che la competizione elettorale si svolgesse in assenza di palesi violazioni di legge, sebbene riferibili a posizioni soggettive da inficiarne il risultato". Quel 10 per cento di Rosi sarebbe stato determinante per la vittoria al secondo turno del centrosinistra. Ma anche qui c'è un ma: infatti ufficialmente non c'è stata nessun apparentamento durante il ballottaggio, anche se c'era un'affinità tra i due schieramenti culminata con la nomina in giunta. Questi sono i fatti. La verità la può decidere solo la magistratura ordinaria e il Tar. Non ci sono al momento né certezze né vangeli da nessuna delle due-tre parti in causa. 

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