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Elezioni regionali Umbria: "Il Pd è stato colpito, ma non affondato: ora il congresso aperto a tutti"

Il commissario: "Nonostante tutto abbiamo retto, abbiamo una base da cui ricostruire. Restituisco un Partito Democratico ammaccato ma vivo"

"Era un epilogo annunciato e scritto". E ancora: " E' stata una serata di dolore politico e personale per migliaia e migliaia di persone che hanno visto simbolicamente mettere un timbro negativo a una storia importante di questa regione". Ma no, il commissario Verini non sta (ancora) incidendo l'epitaffio seduto dietro il tavolone d'ordinanza di via Bonazzi. Perché, dice, dopo il 27 ottobre, giorno del ceffone elettorale e della perdita di Palazzo Donini per la prima volta nella storia della Regione Umbria, "il Pd è un partito ferito, colpito, ma non affondato". 

Il Partito Democratico, dopo il verdetto delle urne che ha portato la Lega al timone dell'Umbria, sottolinea il commissario, "ha ancora 5 consiglieri regionali" e ora "si deve attrezzare a fare qualcosa a cui non siamo abituati: l'opposizione". E "il ruolo del Pd e della coalizione, presente con otto consiglieri, è quella di garantire un'opposizione rigorosa per gli interessi della regione".

Motivi per cui il Pd è 'ferito, ma non morto'. Tutti dalla voce di Verini: "Insieme a tante persone ho contribuito ad evitare lo sfascio totale. Nonostante la situazione complessa, il Pd è riuscito a non morire". O anche: "Riconsegno un partito ammaccato, ma che c'è. Un partito con una base del 22% da cui provare a ripartire". Penultima: "Il Pd alle Europee ha preso il 23,9%. Dentro c'erano i voti attribuiti a Renzi, Calenda, LeU. E in più non c'erano le liste civiche. Il Pd, alle regionali, ha tenuto una percentuale del 22,3%. Pur nella sconfitta, è stato un risultato significativo". Detto alla Verini: "Il risultato elettorale dice che c'è ancora quasi un quarto della popolazione che dice bene che ci sia il Pd.  Ora dobbiamo ripartire rifondando tutto, a partire da noi stessi". Ultima con ardita similitudine: "L'errore sarebbe guardare indietro, come polli nel pollaio che si beccano e fuori c'è un mondo che guarda quel pollaio con sempre maggiore distacco".

Qualche numero per capire l'entità della ferita - gravissima - del Partito Democratico: "Nel 2008 abbiamo ottenuto 250mila voti, nel 2018 125mila. Quasi cinque anni fa abbiamo vinto le elezioni regionali per il rotto della cuffia, per soli 13mila voti". E sul fronte dei Comuni non è andata meglio: "Negli anni abbiamo perso tutto quello che c'era da perdere". Un tracollo, per farla breve. Giù con l'analisi. "Qui non è un problema soggettivo - spiega il commissario - . La crisi della sinistra e del centrosinistra in Umbria non può essere attribuita a problemi soggettivi. Si è rotto da tempo un rapporto profondo tra la società e la politica che noi abbiamo impersonato. Non è cambiando qualche persona che si risolve".

E allora? Allora congresso. O meglio "il così chiamato per convenzione", come dice Verini, "ma in realtà sarà una grande riflessione e discussione libera, aperta a tutti e a tutto". Perché, pausa scenica, "da soli noi del Pd non riusciamo a fare un'analisi profonda. Siamo stati parte del problema, non della soluzione". Secondo epitaffio mancato (o schivato).

Per chi volesse leggerci un messaggio alle correnti, torrenti, rivoli e laghi interni al Partito Democratico una dritta: sì, lo è. Perché il congresso del Partito Democratico, per tradizione, ci mette un attimo a diventare una resa dei conti (o un duello all'ultimo sangue). E l'aria che tira in via Bonazzi dopo il 27 ottobre è già un uragano categoria 5 della scala Saffir-Simpson. Esempio: Presciutti, sindaco del Pd di Gualdo Tadino che non aspetta altro che il così chiamato per covenzione congresso, ha già la mazza chiodata in mano. Altro esempio: "Non mi presterò a rispondere ad attacchi che non saranno utili al futuro del Partito Democratico - parola di Verini - . Il mio mandato di commissario si conclude politicamente con le regionali. Devo garantire che il congresso si tenga entro un anno dalla nomina del commissario, arriverà molto prima del 12 aprile del prossimo anno". 

Quindi via, camminare verso il congresso. A metà novembre - il 15, 16 e 17 a Bologna, ci sarà l'assemblea nazionale del Partito che approverà il nuovo statuto". Un nuovo statuto dem "che fisserà modalità diverse anche per le elezioni del segretario regionale". Novità: addio primarie, "saranno gli iscritti a eleggere il segretario". Ergo, avanti tutta con il tesseramento "lasciato un po' troppo da parte dopo il 12 aprile". Detto alla Verini: "Abbiamo bisogno di una campagna di apertura e discussione, anche con chi ha guardato al Pd con odio". La lunga marcia verso il congresso è quasi partita. Correnti e aree del Pd, giochiamo a fare la guerra? 

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