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Elezioni europee 2019, così ha vinto la Lega: il voto che "ha sconvolto il panorama politico dell'Umbria"

Le stime dei flussi elettorali del Dipartimento di Economia dell'Università di Perugia: "Oscillazioni senza precedenti". Bracalente: "Successo clamoroso della Lega"

Il leone è quello verde, partito "da poco più di zero" e diventato "il primo partito della regione", "pescando consensi da molti elettori che si erano allontanati dalla politica e dal voto e da una estesa massa di elettori scontenti dei partiti tradizionali e dei nuovi movimenti". La Lega.

Elezioni europee in Umbria, anno 2019, punto uno: "Le elezioni europee hanno sconvolto il panorama politico della nostra regione". Punto due: "Il voto di appartenenza non c’è più". Punto due bis: "E' calata radicalmente la fedeltà al partito politico, tranne che per la Lega". Punto tre: "Nel confronto tra le Politiche 2018 e le Europee 2019, emerge lo straordinario successo della Lega, passata da 103 mila a 177 mila voti, che è stato determinato, oltre che dalla conferma di quasi tutti i suoi consensi delle Politiche precedenti, da flussi in entrata da tutti i settori dello schieramento politico". Tradotto, le Lega prende da tutti. E si prende anche il primo posto, con il 38,18% dei voti delle europee 2019. 

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Le stime dei flussi elettorali del 26 maggio - giorno delle europee e delle amministrative - del Dipartimento di Economia dell'Università degli Studi di Perugia, presentato dal professor Bruno Bracalente, "come per le Politiche del 2018", sono state condotte "sui dati per sezione elettorale dei comuni di Perugia, Terni, Foligno e Città di Castello, che complessivamente rappresentano circa il 42% dell’elettorato umbro". Il totale è di "365 sezioni o aggregati di sezioni". 

Nello studio dei professori universitari si mette nero su bianco quello che Bracalente sintetizza così: "Mobilità elettorale enorme da un anno all'altro". Detto con i numeri, ottenuti "da dati reali, non dalle interviste", suona così: "Le oscillazioni che hanno interessato i principali partiti e movimenti sono di entità senza precedenti: il Pd, che alle Europee del 2014 aveva avuto uno straordinario successo, ha perso 120mila voti in cinque anni e quasi 20mila anche rispetto alle Politiche del 2018. Il M5S ha più che dimezzato i propri voti rispetto alle Politiche di un anno fa, perdendone 75 mila, lo stesso ha fatto Forza Italia, che in un anno è passata da 60 mila a 29 mila voti, la Lega, che alle Europee del 2014 aveva ottenuto 12 mila voti è passata a 103 mila alle Politiche del 2018, fino a raggiungere i 171 mila voti in queste elezioni europee, stabile la sinistra radicale, intorno ai 25 mila voti, mentre sia la destra di Fratelli d’Italia che le altre liste di centro destra o estrema destra sono in decisa crescita, dai 25 mila voti del 2014 ai 38 mila di queste elezioni europee”. 

E poi ci sono le europee e il verdetto delle urne. Per dirla con la parole di Bracalente, c'è "una domanda di cambiamento molto forte. Si salta da un partito a un altro, da un leader all'altro con una rapidità enorme. E un livello di fedeltà degli elettori al partito bassissimo".

Un caos elettorale che però ha generato stelle danzanti (per il Carroccio di Salvini): "Nel confronto tra le Politiche 2018 e le Europee 2019, emerge lo straordinario successo della Lega - si legge nello studio - , passata da 103 mila a 177 mila voti, che è stato determinato, oltre che dalla conferma di quasi tutti i suoi consensi delle Politiche precedenti, da flussi in entrata da tutti i settori dello schieramento politico". Ed ecco la 'lista della spesa' della Lega: "In primo luogo dal Movimento 5Stelle - spiega l'analisi - , che ha ceduto alla Lega oltre il 16 per cento dei suoi 141 mila voti ottenuti nel 2018 (circa 24 mila). Il secondo flusso in entrata per consistenza assoluta è quello di provenienza Pd, che ha ceduto alla Lega circa 21 mila voti, il 16 per cento dei 127mila voti ottenuti nel 2018. Molto consistente è anche il flusso di provenienza FI, che ha ceduto alla Lega oltre un quarto dei suoi 60mila voti (17mila). Altri flussi provengono da FdI e dalle altre liste di destra (in complesso circa 7mila) e, in misura notevole, dal non voto del 2018 (circa 11mila)". Traduzione: la Lega ha preso da tutti gli altri e ha portato anche gente che non votava più alle urne.

Se poi si allarga il confronto alle europee 2014 (l'anno in è toccato al Pd fare il leone), il cammino della Lega in Umbria è ancora più elettoralmente roboante. Breve sintesi: "La Lega è diventata, da poco più di zero, il primo partito della regione pescando consensi da molti elettori che si erano allontanati dalla politica e dal voto e da una estesa massa di elettori scontenti soprattutto dei partiti tradizionali, tanto di centro sinistra (PD) quanto di centro destra (Forza Italia), nonché di soggetti politici nuovi come il M5S". Ha preso da tutti e dato a nessuno o quasi.

E il percorso è questo: "La Lega Nord  - spiega l'analisi dell'Università  - nel 2004 aveva meno di 12 mila voti, oltre la metà dispersi in varie direzioni. I 171 mila voti delle Europee del 2019 sono dunque quasi tutti nuovi e derivano da tre flussi in uscita da altri partiti e movimenti, a cui si aggiunge un flusso consistente dal non voto. In valore assoluto, il flusso più consistente viene dal Pd, che alla Lega ha ceduto oltre il 30 per cento dei suoi 228 mila voti del 2014 (circa 71 mila); seguono i flussi provenienti da FI (37 mila, oltre la metà dei propri voti delle Europee precedenti) e  dal M5S (18 mila; 20 per cento); infine circa 32 mila voti ha saputo recuperarli dall’astensionismo del 2014, due terzi dei 50mila astenuti di allora tornati a votare in queste ultime Europee". 

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