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Elezioni - Coalizione di centrosinistra perde pezzi: dopo i radicali, si sfilano i socialisti: "Il Pd ha tradito sui collegi"

I socialisti in Umbria valgono il 3.5 per cento, alle ultime regionali ben 12mila voti. Rometti: a livello nazionale c'era l'accordo per un seggio ma i vertici umbri hanno cambiato le carte in tavola". Minaccia astensionismo

Il centrosinistra in Umbria è ufficialmente in crisi, spaccato, in piena campagna elettorale per Camera e Senato e per le amministrative di maggio prossimo. Il Partito Socialista Umbro ha rotto i rapporti con il Pd a livello di coalizione dopo la mancata trattative per i collegi che sono finiti tutti ai democratici nonostante siano attualmente 4 le componenti del centrosinistra (socialisti con Lista Insieme, Civica Popolare e +Europa con Emma Bonino). In Umbria i socialisti avevano concordato una candidatura di coalizione sui tavoli nazionali secondo la ricostruzione del capogruppo regionale Silvano Rometti: "Nella sede nazionale del Psi alla presenza di Fassino e Guerrini sembrava ormai chiusa la partita candidatura: i socialisti in Umbria in fatto di voti (12mila alle ultime regionali) e di legame con il territorio erano stati definiti valore aggiunto per l'itera coalizione. Ma una volta passata la palla a livello regionale il Pd ha voluto un monocolore in tutti i collegi per accontentare gran parte delle correnti interne. Mi risulta che il coordinatore regionale Giacomo Leonelli, poi candidato alla Camera per il collegio Perugia 1, sia stato presente per due giorni al tavolo nazionale dove si redigevano le liste".

In pratica Rometti - alla seconda candidatura mancata al Parlamento - ha scagionato i vertici del proprio partito puntando il dito proprio su Leonelli e sul Pd umbro. Ma stavolta la reazione dei socialisti rischia di non essere indolore: vendetta nell'urna, tremenda vendetta. In primis non intende prendere parte a Comitati o iniziative elettorali, sottolineando che la lista “Insieme”, che pure sarà presente in Umbria, non è espressione di componente socialista. "Non lo è, né a livello nazionale né, tantomeno, su scala locale, non essendo stata condivisa con gli organismi del partito umbro": ha  il segretario regionale, Cesare Carini. Il che vuol dire che quel 3,6 per cento di socialisti rischia di non confluire sui candidati del Pd. E si parla non tanto velatamente di astensionismo.

Il Partito Socialista Italiano dell’Umbria, nel corso della conferenza stampa, ha ribadito il rammarico e la preoccupazione per il mancato riconoscimento della presenza, nei collegi uninominali, di rappresentati espressione della componente della coalizione. "Consideriamo un errore politico non aver rappresentato la coalizione in Umbria nei collegi uninominali, c’era la possibilità e invece il Partito Democratico ha individuato solo candidati del suo partito – ha detto Cesare Carini durante il suo intervento -. Queste elezioni politiche potevano essere l’occasione per rimarcare il concetto dell’importanza di una coalizione politica di centrosinistra. Questo non è accaduto. Riteniamo – ha aggiunto - che dare spazio e rappresentanza agli alleati sarebbe stato senza dubbio un elemento di forza della coalizione. Si sarebbe potuto presentarsi agli elettori in maniera plurale e meno univoca. Si e’ invece preferito comporre un quadro tutto interno al PD escludendo, di fatto personalità, di altre forze politiche presenti e consistenti sul territorio regionale come quella socialista. Nei prossimi giorni – fanno sapere i segretari regionale, Cesare Carini, e provinciali di Perugia e Terni, Carlotta Caponi e Rosario Pastura – saranno riuniti gli organismi del partito in Umbria, e in quella sede tenendo conto degli umori delle rappresentanze territoriali, si elaborerà una linea politica comune. "Questo darà modo al nostro partito, ancora saldamente radicato in Umbria e che può contare su numerosi amministratori, iscritti e simpatizzanti, di uscire rafforzato da questa vicenda": hanno minacciato i vertici socialisti.

Per la coalizione del centrosinistra guidata dal Pd è l'ennesima grana dopo anche la decisione dei radicali di Perugia di non fare campagna elettorale in Umbria per via del metodo utilizzato per le candidature. In più c'è Liberi e Uguali che giura al momento mai alleanze nazionali e locali con il Pd di Renzi.

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